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A dieci anni dall’avvio della stagione amministrativa guidata da Vincenzo De Luca, il bilancio sul comparto artigiano nel Sannio, come in Campania, è impietoso secondo Casartigiani, fra le più importanti organizzazioni del settore.

La politica regionale “ha condotto alla quasi totale cancellazione dell’artigianato soprattutto attraverso la cancellazione dell’albo artigiani” che è stato “assorbito e neutralizzato dalla Regione in un registro delle imprese che ne ha annichilito le specificità del settore che sicuramente vive un momento non florido ma al tempo stesso di rilancio per le aree interne.

Ma andiamo per ordine, il punto di partenza fu già emblematico: la soppressione delle commissioni provinciali per I ‘artigianato (CPA)  L.R. 11/1987, che garantivano un’autonomia decisionale e un autogoverno agli artigiani.

Furono eliminate in nome di una falsa sburocratizzazione, che ha prodotto invece uno svuotamento istituzionale e l’affidamento cieco alla sola macchina amministrativa.

A seguire, vi fu la cancellazione della Commissione Regionale per l’Artigianato, ma il colpo più duro arrivò con l’abolizione dell’Albo artigiani: 164 professioni “dissolte nel mare indistinto della sezione speciale del registro imprese. Nel frattempo, l’Osservatorio regionale per l’artigianato, previsto dalla normativa e approvato dal Consiglio regionale, non è mai stato attivato “LR 15 del 7/8/14 art. 7 rafforzato con la LR 11 del 14/10/15.

Questo dimostra, dichiara Rossi, l’indifferenza politica regionale verso un comparto che in Campania conta circa 80mila imprese e oltre 220mila addetti.

Ciò rattrista molto in quanto l’artigianato italiano sta vivendo una profonda trasformazione che ridefinisce il volto di un settore storicamente legato ai mestieri tradizionali. Secondo l’ultimo report di Unioncamere e InfoCamere basato sui dati del Registro delle Imprese, negli ultimi due anni (marzo 2023-marzo 2025) si è assistito a un vero e proprio cambio di paradigma: l’artigianato diventa sempre più digitale, urbano e orientato ai servizi alla persona. Al 31 marzo 2025, le imprese artigiane registrate in Italia sono 1,24 milioni, rappresentando il 21,2% del totale del tessuto imprenditoriale nazionale.

Ne esce fuori che l’artigianato italiano del 2025 non è più quello delle botteghe tradizionali, ma un settore dinamico che abbraccia il digitale e i servizi alla persona; emerge un nuovo modello di artigianato 4.0 che mantiene lo spirito imprenditoriale italiano adattandolo alle esigenze contemporanee.

Bene quindi fa il legislatore nazionale, che dopo oltre quarant’anni dalla legge quadro del 1985, si prepara ad una profonda revisione normativa. È attualmente in discussione in Parlamento una proposta di riforma che punta ad aggiornare la disciplina del settore alla luce dei cambiamenti economici, sociali e imprenditoriali che hanno trasformato il panorama produttivo del Paese.

Il disegno di legge, nasce con l’obiettivo di modernizzare il comparto artigiano, rendendolo più flessibile, competitivo e in grado di attrarre investimenti e nuove professionalità. Il testo introduce una serie di misure che vanno dalla semplificazione delle regole all’ampliamento della base societaria, fino alla valorizzazione dei mestieri tradizionali nei centri urbani.

Tra i principali punti della riforma figura l’apertura delle imprese artigiane a nuove  tipologie di soci: saranno ammessi investitori esternisoci d’opera non artigianicollaboratori familiaristartupenti non profit e soggetti che conferiscono beni o capitali.

Un’altra misura attesa riguarda la semplificazione dell’attività di vendita.

Accanto alle modifiche normative, la proposta di legge include strumenti per valorizzare l’artigianato nei contesti urbani. In particolare, si prevede la possibilità per i Comuni di istituire i cosiddetti “distretti del commercio all’aperto”, aree dove favorire lo sviluppo delle attività artigiane e tradizionali attraverso incentivi urbanistici, fiscali e promozionali. Un’opportunità concreta per rivitalizzare botteghe storiche e centri cittadini, spesso penalizzati dalla concorrenza della grande distribuzione.

Soddisfazione per il provvedimento è stata espressa da Antonio Rossi, presidente di Casartigiani Sannio: “Questa riforma valorizza finalmente l’artigianato come risorsa economica e culturale rispondendo all’art. 45 della Costituzione Italiana. È uno strumento concreto per sostenere la crescita, l’occupazione e la presenza nei centri storici.”

Casartigiani Sannio seguirà da vicino l’iter parlamentare del provvedimento, impegnandosi a fornire agli artigiani strumenti di informazione, orientamento e supporto per affrontare con consapevolezza i cambiamenti in arrivo. Una fase nuova si apre per il mondo dell’artigianato, chiamato a rinnovarsi senza perdere le sue radici.