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Benevento – A Benevento non esiste un cinema. Una frase forte ma veritiera. Assurdo pensare a una cosa del genere in un capoluogo di provincia, una città, definita spesso paesone, ma comunque una città. Se in un’insulsa serata invernale, qualcuno decide di regalarsi un buon film, a Benevento non può farlo. Certo, qualcuno potrebbe obiettare e menzionare i multisala presenti, il Gaveli e il Torrevillage, per carità funzionanti, vicini e capace di dare alternative ludico – cinematografiche. Ma non sono a Benevento. Una questione annosa, mai risolta, che sta diventando antipatica sotto tanti punti di vista. Ci sarebbe da scavare per capire cosa non va, quando alla maggior parte delle persone la domanda che viene più frequente è “perchè”? Un perchè che non ha avuto risposte e, guardando alla situazione attuale, non pare ne abbia. Tre strutture cittadine, una funzionante a singhiozzi, una a eventi, l’altra abbandonata completamente.

Il cinema – teatro San Marco si tiene in vita dopo un periodo di chiusura, idee alternative (tutti si ricordano la proposta di farci un market) e rassegne che lo riaccendono e gli ridanno la sua giusta collocazione in determinati periodi. E’ la location delle due edizioni di “Invito al teatro”, l’evento che ha portato a Benevento grandi nomi e grandi spettacoli. Da Rocco Papaleo, a Lina Sastri, passando per Giorgio Pasotti, Enrico Lo Verso, fino alla chiusura con Raoul Bova. Nomi di primo piano, non c’è dubbio. Di film, però, neanche l’ombra. Passare davanti al Cinema San Marco, in questo periodo, è come passare davanti a un normale locale. All’esterno ci sono tavolini, all’interno un bar, funzionante non c’è che dire, e una serie di biliardini, teatro di sfide tra giovani. Alle spalle di tutto ciò ci sono le porte che aprono alla cultura e all’intrattenimento: mestamente chiuse. La proprietà della struttura è di un privato e, in quanto tale, libero di decidere la destinazione della propria struttura, ma è innegabile che faccia tristezza sentire il rumore delle palline e non il vociare della gente in attesa del prossimo spettacolo.

Altra zona, altra struttura che non ha una destinazione specifica, o meglio ce l’aveva e ora non ce l’ha più. Il Cinema Massimo vive di spettacoli saltuari, il più delle volte accoglie eventi sporadici, saggi di danza e convegni a tema. Altra struttura snaturata, altra location che potrebbe rappresentare un’attrazione per tutti i cultori delle ultime uscite. Ogni tanto appare uno spettacolo, ogni tanto si vede un po’ di fila in attesa di qualche rappresentazione, ma sono talmente poche che si fa fatica anche a ricordare chi è passato per il Cinema Massimo. Desolante è dir poco. 

E poi c’è il Comunale. Un teatro storico, bellissimo, nel salotto buono della città. Quello che dovrebbe rappresentare il punto di riferimento per tutti gli amanti di questo tipo di spettacolo. E’ da tempo che non batte un colpo, da tempo che è abbandonato, da tempo che le uniche visite, dopo esser stato ufficio per eventi che si tenevano in altri punti della città, sono quelle di piccioni che trovano uno spazio per farvi visita. L’esterno, invece, rappresenta il punto di ritrovo di ragazzi o la copertura in caso di maltempo. Fa veramente tristezza, lascia allibiti se si pensa che questa città di fregia di avere due festival a tema, eventi che puntano i riflettori sullo spettacolo, sia che si tratti di piccolo schermo, di grande o di palcoscenico.

Due movimenti che muovono masse, portano turisti, creano attrattiva, pensati per una città che non ha strutture. E nessuno vuole puntare il dito contro nessuno, nè si vuole cercare un colpevole, sarebbe solo un’inutile caccia ai fantasmi perdendo di vista il focus della questione: trovare la soluzione. E allora, che sia il privato o sia l’amministrazione oppure l’associazione, chiunque abbia il potere di fare qualcosa, lo faccia, metta in moto una macchina che possa rimettere in sesto questi simboli e riconsegnarli alla città per quella che è la loro reale funzione.