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Telese Terme (Bn) – Negozi ancora chiusi, altri sacrifici, troppa stanchezza: i piccoli imprenditori della Valle Telesina dei settori costretti a tenere abbassata la saracinesca non ce la fanno più e dopo l’ennesima chiusura da zona rossa, sono intenzionati a riaprire. Attività come gioiellerie, oggettistica e negozi d’abbigliamento ma anche parrucchieri, estetiste e barbieri sono al collasso e nell’assenza di aiuti concreti e sufficienti non possono più rimanere fermi a guardare che l’emergenza Covid passi. 
Dopo oltre un mese di chiusura, dicono no alle restrizioni e danno il via alla protesta silenziosa. Stamane a Telese Terme saracinesche alzate, luci accese e porte aperte ma non alla clientela. “Non possiamo pagare le multe, abbiamo già troppe spese” avvertono.

A molti la proroga della zona rossa in Campania non va proprio giù e soprattutto tra le categorie tra le più penalizzate c’è la necessità di prendere una posizione: “Protestiamo per queste chiusure perché siamo in ginocchio – ha spiegato Filomena Lisone, titolare di un centro estetico –. Siamo stati sacrificati ingiustamente. La nostra categoria è stata sminuita, ma anche noi abbiamo il diritto di lavorare”. 
Dita puntate dunque contro le decisioni del Governo di dividere le attività del commercio in essenziali e non essenziali: “Si sono arrogati il diritto di decidere chi può lavorare e chi no – afferma Rosaria Nugnes, proprietaria di un negozio di abbigliamento – Oggi abbiamo aperto le porte in segno di protesta, anche se simbolica. Il nostro lavoro è utile a tutti, non serve una differenza tra negozi”. 
Sulle vetrine affissi manifesti con le scritte: ‘#Ioapro. Abbiamo il diritto di lavorare come gli altri’ e ‘Il futuro non si chiude’. Estetiste e parrucchiere sottolineano che tenere chiuse le attività significa incentivare l’abusivismo e chiedono al Governo più attenzione per un comparto che, oltre a essere vittima del Coronavirus, lo è anche della concorrenza sleale: “Questa chiusura non ha fatto altro che alimentare l’abusivismo – evidenzia Filomena, estetista –. Le nostre clienti hanno bisogno della nostra professione, del nostro lavoro e ci fanno capire che ci sono tante altre persone che continuano a lavorare come se nulla fosse. Noi siamo state sacrificate per il nulla, ho visto con i miei occhi che c’è chi ha sempre lavorato e continua a farlo. Ad oggi mi chiedo: siamo noi ad essere state ingenue nel rispettare le regole oppure c’è qualcosa che non funziona? Tra l’altro i ristori, a noi che abbiamo sempre rispettato tutte le misure di sicurezza, non arrivano. Siamo disperate!”. Le fa eco Tanita Riccio, parrucchiera del telesino: “Vogliamo lavorare in modo regolare e non come tanti altri che lo stanno facendo al buio. Io ho deciso di riaprire la mia attività, di svolgere il mio lavoro in piena luce perché all’interno dei saloni riusciamo a rispettare tutte le normative”. 

Gli esercenti gridano a gran voce la necessità di un cambio di passo nelle misure anti-covid perché “l’emergenza sanitaria durerà ancora molto ed è impossibile andare avanti così. Dobbiamo ancora pagare alcune spese della scorsa stagione ma intanto non abbiamo guadagnato – spiegano Giuliana e Michela Melillo, titolari di un negozio di abbigliamento – Paghiamo le tasse e abbiamo il diritto, nel rispetto di tutte le norme, di lavorare. Non è giusto che gli altri negozi, come l’abbigliamento per bambino, siano aperti e comunque si crea affluenza. In un piccolo negozietto come il nostro non si crea assembramento. Poi lo Stato non ci aiuta per niente. Dobbiamo pagare le bollette, i contributi, ma a noi chi ci aiuta? Io non ho incassato un centesimo nell’ultimo mese, come li pago?”. 

La protesta proseguirà ad oltranza nei prossimi giorni, mentre sabato 10 aprile, alle ore 18, un ampio gruppo di commercianti sarà in piazza Minieri per testimoniare, con una manifestazione pacifica, un disagio ormai insostenibile.