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Benevento – Oggi raccontiamo la storia di Andrea, beneventano di 30 anni, che ha visto il suo sogno di vestire la divisa da poliziotto svanire in un lampo. Tutto comincia due anni fa, il 18 maggio del 2017, quando la Polizia di Stato bandisce un “concorso per 1.148 allievi agenti” per sopperire alla carenza di organico. Più di 40.000 i candidati che si presentano alla prova scritta che porta alla compilazione di una prima graduatoria. Una volta avviato lo scorrimento, sarebbe rimasta valida per tre anni, fino ad ottobre del 2020. I requisiti erano quelli di sempre: età inferiore ai 30 anni e licenza media. Ed è con questi che i primi 3.422 candidati vengono valutati per l’ammissione alla scuola allievi e dunque per l’immissione in ruolo: “Il primo step dopo il concorso – spiega Andrea – è stato quello di chiamare i primi 1100 allievi della graduatoria che avevano ottenuto il punteggio più alto e convocarli per le prove psicoattitudinali e le visite mediche, per poi assumerli. Successivamente sarebbe toccato a me e a tanti altri che avevano ottenuto il punteggio da 9.5 a 8.875. Ero felicissimo di aver ottenuto un tale punteggio ma un emendamento a firma di 5 senatori leghisti ha stravolto tutto”.

E’ proprio la Lega e il Ministro degli Interni Salvini a cambiare le regole del gioco in corso d’opera “epurando” candidati che – nel frattempo – avevano perso dei requisiti per effetto dell’entrata in vigore della legge sul riordino delle carriere, giusto dieci giorni dopo il bando. Legge che ha abbassato i requisiti assunzionali da 30 a 25 anni e alzato il titolo di studio, dalla licenza media a quella superiore. Il combinato disposto delle due circostanze ha fatto sì che migliaia di aspiranti allievi in attesa delle prove di idoneità fisica e psicologica si ritrovassero “esodati” da ogni speranza di un lavoro in Polizia.

“Una vergogna tutta italiana. Salvini, la Lega e il Movimento 5 Stelle ci hanno traditi approvando un emendamento da black list costituzionale, al limite della dittatura. Ho vinto una gara e dopo 10 giorni mi “squalificano” perché hanno deciso che a quella gara non potevo partecipare. Peccato però che quando quella gara era stata indetta, io rientravo nei requisiti”.

Chiaramente Andrea come tanti altri, ha adito le vie legali: “Io ho fatto ricorso, è il minimo che si poteva fare. Oltre alla mancanza di rispetto, pensate alle spese che tanti hanno affrontato solo per partecipare al concorso e che di punto in bianco sono stati scavalcati da chi aveva ottenuto un punteggio anche molto più basso. Siamo andati a protestare a Montecitorio ma non è valso a nulla. Da mesi scriviamo alle tv e alle testate giornalistiche nazionali che però non parlano di questa vicenda assurda. Non ci hanno mai risposto. In più – insiste Andrea- veniamo anche censurati sui social network quando ai politici, anche locali, facciamo notare il caos e l’ingiustizia perpetrata nei nostri confronti”.

Ora i vincitori incredibilmente esclusi si sono rivolti alla giustizia amministrativa trovando una prima accettazione del ricorso. Il 4 giugno si terrà una nuova udienza in cui i giudici potrebbero decidere di avallare la richiesta dei ricorrenti affinché possano “andare a visita”. Un bel guazzabuglio politico dopo che da 30 anni si aspettava un concorso per civili in polizia. A pagare il caos istituzionale tanti uomini e donne che speravano e sperano di indossare la divisa della Polizia di Stato.

“Credo ancora nella giustizia e spero che i nostri diritti costituzionali vengano difesi. Ne va anche del buon nome delle forze dell’ordine. Ciò che più mi preoccupa è il silenzio mediatico e istituzionale. Probabilmente Salvini come Ministro dell’Interno e il Governo non vogliono far sapere che hanno eliminato in un batter d’occhio la meritocrazia, stravolgendo le regole di un concorso pubblico”.

Una vergogna tutta italiana.