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Finalmente l’atteso confronto. Dopo la battaglia a colpi di comunicati stampa dei giorni scorsi, Mimmo Franzese e Luigi Ambrosone si sono ritrovati questa mattina faccia a faccia nei lavori della commissione Attività Produttive di palazzo Mosti.

Per un’ora e mezza circa, quasi fossimo in un’aula di Tribunale, l’assessore al Commercio della giunta Mastella ha replicato alle accuse mossegli dai consiglieri presenti.

In prima fila, ovviamente, Mimmo Franzese.  Lungo l’elenco delle doglianze sciorinato dal presidente della commissione consiliare.

In linea con quanto recentemente dichiarato, Franzese ha ribadito il suo giudizio negativo su quanto prodotto dall’assessorato diretto da Ambrosone in questi anni. Dalla gestione del caso ambulanti in occasione della festività della Madonna delle Grazie fino alle recenti dichiarazioni rilasciate in vista dell’apertura di h&m a Benevento, passando per lo stop alle richieste di Scia (per la nota vicenda degli scarichi fognari) e per la questione ‘dehors’.

A tenere assieme il tutto, il mancato coinvolgimento della competente commissione consiliare da parte dell’esponente dell’esecutivo comunale. “Sulle scelte strategiche assunte dall’assessorato, non siamo mai stati né informati, né coinvolti. Al contrario, ogni qual volta è stato richiesto dall’alto l’impegno della Commissione, non siamo mai venuti meno” – hanno ribadito questa mattina i consiglieri.

Da parte sua, Ambrosone ha provato a stemperare le tensioni emerse nei giorni scorsi, provando a chiarire i dubbi ancora in essere, smentendo che sia Franzese il destinatario della querela annunciata a mezzo stampa e mettendo sul tavolo la disponibilità anche a un confronto settimanale con la commissione. Tentativo, a quanto pare, inutile, considerata la reazione dello stesso Franzese che di fatto ha chiuso improvvisamente i lavori, lasciando Ambrosone a discutere con gli altri consiglieri ancora presenti.

Insomma, l’atteso faccia a faccia non ha prodotti i risultati sperati. E le distanze tra i due esponenti mastelliani, Franzese e Ambrosone, restano immutate.

La novità, semmai, sta nella questione ‘dehors’. Franzese, infatti, ha depositato agli atti la sentenza della Corte Costituzionale n.140 del 2015, relativa proprio all’installazione di dehors, gazebo, tavoli, sedi e arredi vari su suolo pubblico a servizio delle attività commerciali.

La Suprema Corte, in pratica, esprimendosi su un ricorso presentato dalle regioni Veneto e Campania, tre anni fa bocciava le norme che avevano imposto il rilascio dell’autorizzazione della Soprintendenza ai beni architettonici “per l’occupazione di suolo pubblico da parte degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande e attività commerciali e artigianali con elementi di arredo, mobili o rimuovibili, aperti o chiusi, strumentali a tali attività, posti in piazze, vie, corsi cittadini, centri storici appartenenti a enti pubblici, in primis i Comuni, ed esistenti da olter settant’anni”.

In parole povere, in base a questa sentenza non serve il via libera della Soprintendenza per gazebo e tavolini nei centri storici. Assunto questo che sconfesserebbe l’operato di palazzo Mosti che ha rimesso al parere della Soprintendenza ogni singola decisione in merito alle richieste avanzate dagli operatori commerciali beneventani.

La questione, adesso, sarà approfondita dai tecnici dell’assessorato alle Attività Produttive. In attesa di una decisione definitiva in merita alla corretta interpretazione della norma il consigliere di minoranza Italo Di Dio ha richiesto la sospensione di tutte le  procedure volte alla rimozione dei dehors per evitare eventuali ed ulteriori danni per i commercianti derivanti da richieste di adeguamento alle strutture che potrebbero poi rivelarsi non necessarie.