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Via libera al piano Gesesa. La maggioranza Mastella tiene fede alle previsioni della vigilia e incassa il risultato tanto atteso dalla sua partecipata impegnata nella gestione del servizio idrico.

Rispetto alle precedenti sedute consiliari, però, si è udito uno squillo dalle minoranze, riuscite quantomeno a vivacizzare la riunione d’aula. Sui numeri, invece, non c’è stata – né poteva esserci – partita (19 a 6 il conteggio finale). E pure le assenze in maggioranza – peraltro annunciate – non hanno impedito il disco verde alla doppia delibera sollecitata dai vertici Gesesa.

Ok, dunque, all’aumento di capitale della società di Pezzapiana, dall’attuale importo di 534.990,70 euro sino a quello di 586.640,70 da effettuarsi mediante l’emissione di mille nuove partecipazioni azionarie da offrire, previa rinunzia di tutti i soci al diritto di opzione (la rinuncia di palazzo Mosti è già compresa nella delibera), ad altri Comuni del distretto “Calore – Irpino”.

E ancora, sì alla proroga fino al 31 dicembre del 2050 della durata della società (fino a questa mattina il termine era al 31 dicembre 2020).

Due delibere “tecniche”, nelle ragioni della maggioranza, utili a favorire l’espansione territoriale della Gesesa in vista del bando per l’affidamento del servizio per il bacino unico Sannio-Irpinia.

Non stiamo mettendo in discussione la proprietà pubblica dell’acqua. Questa è una discussione fuorviante e ipocrita. E’ evidente che se sarà approvata la legge per la ripubblicizzazione dell’acqua il Comune di Benevento si adeguerà. Ma è il contesto attuale a muovere oggi le nostre azioni e il rafforzamento della Gesesa è utile a tutelare gli interessi dei beneventani in vista della gara regionale” – le conclusioni di Clemente Mastella.

Conclusioni giunte, dicevamo, al termine di una riunione animata dall’opposizione praticata dal Partito Democratico e dal Movimento Cinque Stelle.

Queste due delibere non hanno ragione di esistere. Ormai la Gesesa ordina e il Comune obbedisce. Ma noi dobbiamo dare risposte alla cittadinanza beneventana e non agli interessi privatistici di Acea” – in estrema sintesi, le obiezioni giunte dai banchi di minoranza ma puntualmente respinte dall’Aula. Fallito anche il tentativo, portato avanti attraverso una pregiudiziale firmata sia da esponenti democrat che pentastellati, di rinviare la discussione consiliare a un momento successivo al referendum proposto dal comitato sannita per l’Acqua Bene Comune (raccolte le firme, si attende il via libera da parte del difensore civico della Regione Campania.

Sarebbe comunque un referendum consultivo” – la replica dell’inquilino di palazzo Mosti.

Deluse, evidentemente, le attese degli attivisti pro-referendum presenti in sala. Una presenza rumorosa, con i lavori del Consiglio intervallati da applausi o contestazioni e con il presidente dell’Assise Luigi De Minico che più volte ha avvisato i militanti del Comitato del ‘rischio espulsione’. Rischio puntualmente concretizzatosi nel finale quando il grido “vergogna” ha cominciato ad accompagnare i “sì” scanditi dai consiglieri di maggioranza.