Tempo di lettura: 2 minuti

Nel nono anniversario, è stato ricordato oggi pomeriggio un femminicidio impunito sui luoghi ove venne commesso e comunque ove venne rinvenuto il cadavere di Esther, nigeriana di 36enne. La donna, uccisa con sette colpi di pistola, fu ritrovata nei pressi dell’ingresso di Parco Cellarulo in prossimità del Ponte a Cavallo dunque sulla sponda destra del fiume Sabato. Esther abitava a Castelvolturno, nel casertano, ma ogni giorno raggiungeva Benevento per esercitare il mestiere più antico del mondo ed era in qualche modo conosciuta anche da chi non si intratteneva per soldi con lei, come capitava a chi da quelle parti praticava il jogging per il suo carattere allegro e la sua capacità comunicativa con chiunque.

Il Coordinamento di Libera, come fa ogni anno, ha deciso di ricordare quel femminicidio con un corteo partito da piazza Vittoria Colonna, ovvero dalla Stazione ferroviaria centrale, fino al punto in cui dove fu trovato il corpo della nigeriana. Questo corteo naturalmente voleva anche essere una sollecitazione alle Autorità inquirenti di non accantonare le indagini e cercare comunque di assicurare il colpevole alla giustizia. Chi ha ucciso la donna? E perché? Queste domande hanno sollecitato la partecipazione di numerose associazioni, con il parroco della Chiesa Santa Maria di Costantinopoli Don Pompilio Cristino.

Il referente di Libera Michele Martino ha spiegato: “La storia di Esther sia un fascicolo sempre aperto sulle scrivanie della Procura. L’archivio sia solo una questione tecnicistica. Sappiamo che è fortemente all’attenzione delle autorità competenti. Tutta al società civile deve tenere accesa i riflettori. Non possiamo consentire che un delitto nella nostra città vada nell’oblio e nel dimenticatoio delle coscienze”. Poi ha aggiunto. “All’epoca fu detto poco sul femminicidio sulla donna che subì violenza. Era una donna, una madre. Lei veniva a Benevento da Castelvolturno perché era costretta a farlo”. Il referente ha poi toccato il tema della prostituzione: “Dietro c’è la criminalità organizzata. Oggi la schiavitù della prostituzione come si muove nel nostro territorio? Se c’è prostituzione all’interno di appartamenti c’è anche la complicità di chi mette a disposizione queste case”. Infine ha concluso: “La memoria per non essere retorica deve porre interrogativi. La memoria non è inerzia e la storia di Esther deve ricevere ancora verità”.