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Benevento – La crisi di governo che si è consumata negli ultimi giorni, e il cui epilogo è ancora tutto da definire, ha mostrato plasticamente i limiti – peraltro già ampiamente noti – della classe politica italiana. Tatticismo esasperato (se non vero e proprio opportunismo), mera voglia di autoconservazione, incapacità di guardare alle condizioni generali del Paese al netto dei propri destini personali: sono questi, e tanti altri, i motivi che ciclicamente gettano una luca fosca sulla credibilità della nostra classe dirigente. Certo, come in tutte le faccende umane non è mai saggio fare di ‘tutta l’erba un fascio’, ma lo spettacolo andato in scena al Senato –  tra ‘controlli Var’, voti in ‘zona Ciampolillo’ et similia – di certo non irrobustisce la già precaria fiducia dell’opinione pubblica nei confronti delle Istituzioni.

In tutta questa faccenda un ruolo di spicco l’hanno giocato i coniugi Mastella. I Mastella, Clemente in particolare, sono attenti e profondi conoscitori delle dinamiche parlamentari. Sanno bene che nelle fasi di crisi tutto diventa più fluido, aperto, lontano da irrigidimenti ideologici e tante volte – perché no – un semplice ‘cardinale’ può uscirne agghindato da ‘papa’.

E Clemente Mastella ha cercato sin da subito di ritagliarsi un ruolo di primo piano nella crisi del governo Conte. Ad un certo punto, complice anche la presenza totalizzante in ogni organo di informazione per circa tre o quattro giorni, sembrava esserci riuscito. Si era cucito addosso, se non l’abito del papa, almeno quello del ‘costruttore’. Di colui che in forza della sua esperienza e della tante volte rivendicata sapienza democristiana, componeva minuziosamente il mosaico del soccorso all’ormai ex Premier. Insomma, se mai fosse nato un gruppo di responsabili o costruttori – chiamateli come più vi aggrada – il merito sarebbe stato di Clemente Mastella.

Solo che poi stamane il gruppo dei responsabili ha davvero visto la luce e, guarda un po’, all’appello manca proprio Sandra Lonardo Mastella. Motivo? Si tratta di un “gruppo senza omogeneità politica”, ha spiegato la Lonardo. Ora, posto che un giorno dovremo farci qualche domanda su come si possano conciliare la rivendicazione dell’omogeneità politica e la tanto decantata etica del viandante, la Lonardo di certo “non ne esce bene” da questa vicenda. Non solo è apparsa completamente subalterna alle scelte politiche del marito, rilanciando l’antico stereotipo della donna che placidamente si accomoda qualche metro indietro al proprio consorte, ma anche completamente ridimensionata nella ricerca di una nuova centralità politica. Non più costruttrice. Di certo non più responsabile. Una semplice ‘senatrice’ che esprime genericamente il proprio sostegno a Conte. Di certo una diminutio rispetto alle ‘aspettative’ di inizio crisi.

E cosa farà adesso la Lonardo? Si impegnerà nella costruzione del nuovo soggetto politico ‘Meglio Noi’, variante sul tema del più conosciuto ‘Noi Campani’. Chissà, potrebbe anche essere che ‘Meglio Noi’ sarà la grande sorpresa del panorama politico italiano. Ma questo sarà solo il tempo a dircelo.

Di certo, tante volte, nelle fasi di crisi un semplice ‘cardinale’ può anche uscirne con gli abiti da ‘vescovo’.