- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Se da un lato si festeggia l’anniversario della Fondazione del Museo del Sannio, il 150° per la precisione, dall’altro si deve fare i conti con una realtà, quella beneventana, che ha tanto da offrire ma non riesce a entrare in quel circolo virtuoso fatto di economia e turismo.

Un discorso che stenta a prendere piede per una serie di circostanze che non si legano bene con l’aspetto in questione. Da una parte la Provincia di Benevento si fregia di avere a disposizione un patrimonio incredibile, e lo fa a ragione se si pensa a tutto ciò che di bello si può visitare e che indotto può produrre, dall’altro, però, questo quadro ha bisogno di avere tutti i colori al suo posto e non solo la cornice.

Difficile raggiungere il capoluogo sannita se le strade provinciali lasciano a desiderare, se le arterie sono oggetto di cantieri continui o, addirittura, lasciate al proprio destino in attesa di fondi che non ci sono o che ci saranno ma non si sa quando. Il più delle volte si trattano di strade uniche, cioè senza alternative.

Non si può attrarre gente nei musei provinciali se il viaggio per arrivare nei luoghi culturali diventa pari a quello della speranza.

Una Fondovalle vitulanese oggetto di attenzioni costanti, lati che crollano mentre si inaugurano ponti. Giusto per dirne una, ma l’elenco potrebbe essere allargato. 

Ma anche la questione cittadina andrebbe affrontata, specie adesso che ci si avvicina al periodo natalizio. L’Hortus Conclusus resta ancora oggetto di discussione. Giorni in cui è aperto ma solo in una fascia oraria, altri che ci si aspetterebbe di poterlo visitare ma il cancello è chiuso. Rivedibile come situazione, specie se si ricorda l’inaugurazione in pompa magna.

E non si è parlato del cantiere di fronte l’Arco di Traiano o gli scavi di Piazza Cardinal Pacca. Questioni affrontate quasi costantemente scontentando a destra e manca. Il tutto nel giorno in cui si certifica che Benevento è prima in Campania per qualità della vita. Un buon risultato, ma non serve a cullarsi. La città va sostenuta sempre guardando oltre e non solo alla semplice inaugurazione.

Altro discorso, i dehors. Il patrimonio Unesco è importante, va difeso e promosso, le bellezze pure. Gli addobbi devono seguire di pari passo e rispettare il luogo in cui si trovano. Ma, in una fredda giornata invernale, quale turista potrebbe sorseggiare un caffè senza essere protetto da una struttura riscaldata ed esterna? Nessuno e questo si traduce nella riduzione di lavoro per i bar. Piccoli esempi di cose banali che potrebbero essere risolte per una questione di civiltà, più che altro.

Insomma se si vuole attrarre qualcuno, il modo non è certo questo. I tagli di nastro vanno anche bene, ma ciò che manca è la programmazione e la continuità quando si affida un bene alla città. Un centro che potrebbe essere una conca di cultura ma, per ora, è solo una groviera a cielo aperto.