È stato un incontro denso di riflessioni, partecipato e di grande spessore quello che ha animato Palazzo Caporaso, dove la scrittrice e filosofa Cinzia Sciuto, direttrice della rivista Micromega, ha presentato il suo libro “Non c’è fede che tenga. Manifesto laico contro il multiculturalismo” (Feltrinelli). Un appuntamento che conferma la vocazione culturale di Cautano, ormai diventato un punto di riferimento per la promozione della lettura e del dibattito civile, grazie all’impegno dell’amministrazione comunale e in particolare del vicesindaco Rosario Meoli, che ha aperto la serata con i saluti istituzionali.
A dialogare con l’autrice è stata la giornalista e scrittrice Teresa Simeone, che ha introdotto i temi centrali dell’opera sottolineandone l’attualità: “Il libro di Cinzia Sciuto – ha spiegato Simeone – ci invita a riflettere su una laicità che va oltre la classica separazione tra Stato e Chiesa. Ci mette in guardia dal confondere ciò che non è laico con ciò che non è credente. L’opposto della laicità non è l’ateismo, ma il fondamentalismo: è da questo che dobbiamo difenderci, perché il fanatismo uccide la laicità, che è uno dei principi più preziosi della nostra democrazia”. Nel suo intervento, la giornalista ha anche richiamato un riferimento filosofico a Immanuel Kant, ricordando come l’illuminismo rappresenti “l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità intellettuale”, e collegando il pensiero kantiano all’idea di laicità come democrazia, uguaglianza e rispetto della persona: “Essere laici significa riconoscere l’essere umano come fine, non come mezzo. È un concetto che parla alla sensibilità, che difende i diritti e che invita a superare le divisioni particolari per ritrovare ciò che ci unisce come persone”.
Nel suo intervento, Cinzia Sciuto ha ringraziato l’amministrazione e la comunità di Cautano per la calorosa accoglienza, sottolineando la vitalità culturale dei piccoli centri: “Ringrazio moltissimo l’amministrazione di Cautano per questa occasione – ha detto la scrittrice –. Spesso nei piccoli borghi si percepisce più che altrove il bisogno di partecipazione e di discussione politica, nel senso più ampio del termine. È un segnale importante di vitalità e di curiosità culturale”. La scrittrice ha poi ricordato il ruolo storico di Micromega, la rivista che dirige, fondata nel 1986 da Emanuele Severino e Paolo Flores d’Arcais: “Micromega compirà l’anno prossimo quarant’anni. È nata nell’86 e, nonostante le difficoltà, è ancora viva, presente e vitale. Come diceva Eugenio Scalfari alla prima presentazione, ‘è una rivista interessante, certo un po’ un mattone, durerà due o tre numeri’. E invece, dopo quarant’anni, siamo ancora qui, vivi e combattivi”.
Parlando del suo libro, la Sciuto ha poi approfondito i motivi che l’hanno spinta a scriverlo e la necessità, ancora oggi, di tornare a discutere di laicità: “Questo libro è uscito ormai da qualche anno, ma continuo a presentarlo perché i temi che affronta restano di grande attualità. Il sottotitolo, Manifesto laico contro il multiculturalismo, può sembrare provocatorio, ma va letto nella sua interezza: non è una critica alla diversità culturale in sé, bensì all’idea di un multiculturalismo che, in nome del rispetto delle differenze, rischia di sacrificare i diritti universali e la libertà individuale. “La laicità – ha aggiunto – non si contrappone alla fede: ci sono molti più credenti laici che atei laici. La contrapposizione non è tra laico e credente, ma tra laico e fondamentalista. La vera laicità si fonda sul rispetto delle coscienze e sull’autonomia della sfera civile da qualunque imposizione religiosa”. Infine, la scrittrice ha chiarito uno dei passaggi più significativi della sua visione: “Esistono moltissimi credenti, anche tra sacerdoti o persone di fede, che hanno una visione profondamente laica della società. Significa che, pur ispirando le proprie scelte personali alla fede, non usano la religione come argomento di dibattito pubblico. La fede può guidare la vita privata, ma non può diventare uno strumento della politica o del controllo sociale. La convivenza civile deve restare libera da ogni imposizione religiosa”. Nel corso della serata è intervenuto anche Antonio Luongo del Collettivo Hurriya, che ha ampliato la riflessione sui temi del pluralismo e dei diritti civili, con un richiamo ai drammi umanitari internazionali e alla situazione nella Striscia di Gaza.
L’incontro ha trasformato ancora una volta Cautano in un piccolo “salotto culturale a cielo aperto”, capace di ospitare firme di rilievo del panorama intellettuale italiano e di promuovere momenti di confronto sui grandi temi civili del nostro tempo. Un percorso che continua a tracciare una strada chiara: quella della cultura come spazio di libertà, dialogo e crescita collettiva.