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Trovarselo di fronte nei duelli fisici non deve essere una bella situazione. Bryan Dabo arriva nel Sannio per aggiungere chili e centimetri a una rosa che ne ha decisamente bisogno. Per affrontare il campionato di A, del resto, serve una struttura di tutto rispetto e la Strega lo sa: tre stagioni fa la speranza di fare punti, specialmente in determinate partite, andò in frantumi proprio per l’assenza di esplosività. 

Reduce dalla retrocessione con la Spal, il franco-burkinabè classe ’92 andrà a caccia dell’agognato riscatto nella città delle Streghe. La Fiorentina aveva puntato su di lui proprio nell’annata che vide i giallorossi affrontare il loro primo campionato in massima serie. Una manciata di spezzoni di gara e sporadiche apparizioni tra i titolari, una delle quali nell’insolito ruolo di terzino destro contro il Napoli

Le caratteristiche tecniche non possono che prescindere da un fisico imponente che rende il francese temibile anche nel gioco aereo. La posizione prediletta è quella di mezzala destra, ma anche alla Spal ha giocato all’occorrenza in cabina di regia, quando la partita in questione richiedeva la necessità di una maggiore applicazione nei contrasti e nella fase di lettura a discapito dell’impostazione del gioco. 

Nell’esperienza francese al Montpellier prima e al Saint Etienne poi, Dabo ha collezionato oltre 100 presenze in Ligue 1 prima di cambiare aria e contesto. “In Italia c’è molta più applicazione nella tattica, aspetto che all’estero viene gestito diversamente. Ho imparato molto sul posizionamento, mi sento più maturo”, disse ai microfoni del sito ufficiale della Spal poco prima della ripresa del campionato, lo scorso mese di giugno. E’ bene che sia pronto, allora, perché Inzaghi sotto questo aspetto lo tartasserà. 

Mamma infermiera, sorella oculista e papà fisico, la scienza domina nella famiglia di Bryan che ha però coltivato sin da bambino la passione per la musica parallelamente a quella per lo sport.  Suona diversi strumenti, dal basso al sassofono passando per la chitarra fino ad arrivare al pianoforte, uno dei suoi migliori amici: “E’ il mio vizio. Ho imparato da solo da piccolo e ho continuato a studiare per migliorarmi”. La sua canzone preferita? Blue Bossa di Kenny Dorham (qui nella versione di Joe Henderson)

Importante, come confidato a L’Equipe qualche anno fa, il ruolo della famiglia: “Quando vinco sono euforico, mia moglie e i miei figli hanno il compito di calmarmi. Quando perdo, invece, ho bisogno di conforto, sta a loro placarmi”. Il Karate, praticato in età giovanissima, si è rivelato utile nella gestione del corpo e della mente: “Mi ha aiutato a canalizzare me stesso. Non sono impulsivo ma ho molte energie. La mia determinazione sul campo, quando mi metto in modalità competizione, può fare paura. L’adrenalina mi galvanizza”. E’ un buon punto di partenza. Al Benevento non ne mancherà, la voglia di A è irrefrenabile.