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All’interno della Cappella Sistina, le cui porte sono state oggi chiuse con il tradizionale ‘Extra omnes!’, tra i 133 cardinali elettori chiamati a scegliere il nuovo Pontefice, c’è anche lui: Domenico Battaglia, 62 anni, per tutti semplicemente don Mimmo.
Un uomo che ha fatto della semplicità uno stile di vita e della vicinanza al prossimo una vocazione. La sua nomina a cardinale, annunciata a sorpresa da Papa Francesco il 4 novembre 2024, ha rappresentato per molti una svolta simbolica: il riconoscimento di un Sud che spesso resta ai margini ma che, nella voce di don Mimmo, ha trovato dignità e forza.
Domenico Battaglia, Papa Francesco“Da un lato sento il peso di questa responsabilità con cui il Papa mi invita ad allargare il cuore, per aiutarlo nel suo ministero e ospitarvi la sua premura per la Chiesa universale e per il mondo intero – aveva detto al momento dell’annuncio –. Dall’altro avverto una sincera gratitudine verso Papa Francesco non tanto per l’attenzione che rivolge alla mia persona ma perché nel chiamarmi a questo servizio ha guardato a un figlio del Sud, vescovo di una Chiesa del Sud, di questo Sud che è al contempo terra di fatica e di speranza. Per questo sento come mio dovere anche in questo nuovo incarico portare con me le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono nel nostro Meridione e in tutti i sud del mondo, sud esistenziali e non solo geografici”. 
Dichiarazioni forti, quelle rilasciate da Battaglia, che non dimentica mai da dove viene: Satriano, in provincia di Catanzaro, dove è nato nel 1963, e il Sannio, dove ha servito con dedizione la diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti dal 2016 agli inizi del 2021.
Il suo arrivo a Napoli, dove è arcivescovo da dicembre 2020, è stato segnato subito dal suo stile diretto, empatico, ‘di strada’. Prima ancora che vescovo, Battaglia è stato un operatore sociale, impegnato per anni accanto a tossicodipendenti, emarginati, ragazzi in difficoltà. Per questo tanti lo definiscono un prete con “l’odore delle pecore”, un po’ come Papa Francesco: uno che vive in mezzo al suo gregge, lo ascolta, lo accoglie.
E oggi, che partecipa a uno dei momenti più solenni della vita della Chiesa universale, continua a portare con sé “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce” dei poveri e degli ultimi.
In molti, pur consapevoli che il suo nome non rientra tra i più quotati dai vaticanisti, sognano e sperano in un Battaglia Papa