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Benevento – Questa mattina, nell’Aula Magna dell’Università Telematica Giustino Fortunato di Benevento, il direttore de “L’Espresso” Marco Damilano ha presentato il suo ultimo libro: “Un atomo di verità” – Aldo Moro e la fine della politica in Italia. Damilano, con l’aiuto delle carte personali di Moro, in gran parte conservate nell’archivio privato di Sergio Flamigni e non dallo stato, e rimaste inedite, torna a quell’istante buio, per capire le conseguenze di quel dramma e trovare elementi di speranza.

Prova a gettare luce sul momento in cui la drastica interruzione di una stagione politica si incontra con le vicende personali di una generazione. Un giorno in cui “tutti diventammo improvvisamente adulti” ma che contemporaneamente, come spiega ai nostri microfoni l’autore: “segnò l’inizio di un lento processo di infantilizzazione della vita politica e della democrazia italiana”.

“Esatto. C’è un aspetto di vita personale come la mia e quella di tanti altri che hanno vissuto quel giorno come l’ingresso nella Storia. Il primo momento in cui incroci un fatto storico che pensi possa cambiare la tua vita ma al tempo stesso l’Italia ha perso Aldo Moro, l’uomo che si era impegnato di più per far crescere la democrazia italiana e renderla adulta. Da questo punto di vista è diventata infantile e più fragile”.

Con via Fani, secondo l’autore, comincia la lunga fine della Prima Repubblica: attraverso la dissoluzione della DC, la morte di Berlinguer, la caduta del Muro, Tangentopoli e la latitanza di Craxi in Tunisia, fino all’ultima stagione, inaugurata dalla sua metafora televisiva: il Grande Fratello. Sono gli anni di Berlusconi, Grillo e Renzi, protagonisti di una politica che da orizzonte di senso e di speranza si è fatta narcisismo e nichilismo, cedendo alla paura e alla rabbia. Chiediamo a Damilano se vede oggi personaggi politici che possano avvicinarsi alla figura di Aldo Moro o gli uomini pubblici quella stagione, magari anche in futuro:

“Lo spero ma non credo perchè la politica è cambiata insieme alla società. Lo dico senza nostalgia e rimpianto però restano dei punti di quel metodo di politica che considero positivi, dove l’intelligenza è più forte dei rapporti di forza. Il potere della parola che riesce a far cambiare strada, a convincere a prendere una posizione piuttosto che un’altra. Ecco, questo dovrebbe essere parte della politica di qualunque epoca con qualunque piattaforma comunicativa e invece mi sembra che in Italia tutto questo si sia completamente perso”.

A Benevento qualcuno di quella stagione politica è rimasto o meglio è tornato in auge. Il sindaco Mastella rappresenta quel che resta della DC dell’epoca e della Prima Repubblica e in qualche modo, rispetto ad alleati e colleghi dell’epoca, resta sulla cresta dell’onda. Damilano prova a spiegarci il perché: “Nel novembre del 1977 il giovane deputato di prima nomina Mastella aveva invitato Moro qui a Benevento e fu praticamente l’ultimo grande discorso pubblico e importante dello statista che, nel suo memoriale, segnalava Mastella tra i giovani interessanti che avrebbero potuto avere qualche cosa da dire negli anni successivi. Ora questo – prosegue il direttore de L’Espressoè successo. Credo però che la biografia politica di Mastella, con tutte le sue tortuosità, dica di un indubbio talento politico che si è venuto a trovare in una situazione in cui non c’era più la struttura, la forma di fare politica. Non c’è più il suo partito e quindi è rimasto il talento politico e l’abilità ma dentro una forma in cui non può più esprimersi e quindi questo spiega perché lui è ancora in piedi, in auge e al tempo stesso la sua difficoltà di fare qualcosa di più del  portare avanti il suo destino personale”.

Contestualmente alla presentazione del libro è stata inaugurata la mostra personale dell’artista Leonardo Pappone, dal titolo “Made in Europe”, che rientra nelle attività di internazionalizzazione:” Erasmus e Terza Missione promosse dall’Unifortunato”. Il progetto nasce anche come riflessione in occasione del settantesimo anniversario della entrata in vigore della Costituzione della Repubblica Italiana.Le opere in mostra hanno in comune il tricolore della bandiera italiana, senza avere però una banale funzione celebrativa, ma propongono uno sguardo lucido sulle complesse difficoltà del nostro Paese. Per tale occasione, l’artista ha anche realizzato due opere celebrative sull’Europa.