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Nunzia De Girolamo legata per il classico scherzo delle Iene con una selva di messaggi mandati a personaggi famosi con una voce ricostruita grazie all’intelligenza artificiale. Torna protagonista l’ex politica e conduttrice Rai presa di mira dal programma di Mediaset andato in onda ieri sera.

La Nunzia nazionale sempre più volto della televisione a pagamento e sempre più lontana (per quanto ancora?) dal mondo che l’ha portata alla ribalta. La sua stagione televisiva sta per cominciare con ‘Ciao Maschio’, la comfort zone della sannita dopo il flop di ‘Avanti Popolo’ chiuso anzitempo per uno share basso e costi esorbitanti. E non ci si ferma qui, la De Girolamo, infatti, rientra anche nel cast che, da giugno, darà vita al programma l‘Estate in Diretta.

Due al prezzo di uno. Una decisione che lascia perplessi in un certo senso in seno a una televisione, quella di Stato che dovrebbe essere la tv degli italiani, quel regno nel quale si cerca di sfornare trasmissioni nel segno della qualità, del merito e della trasparenza. 

Qualità che non ha premiato Nunzia De Girolamo in termini di ascolti in una trasmissione ambiziosa ma poco seguita. Di fronte a una situazione del genere c’era da aspettarsi un ridimensionamento, se vale l’idea meritocratica. E invece arriva il premio col raddoppio dei programmi. Un’evoluzione che può sembrare inspiegabile per certi versi ma che ha radici che affondano nella politica. In fondo determinati tipi di cariche nascono da accordi tra partiti, la direzione della Rai viene scelta da chi Governa e poi nascono una serie di accordi per definire altre posizioni.

E allora viene spontaneo, ovviamente non dimostrabile se non si entra nelle stanze, pensare che possa significare qualcosa il fatto che Francesco Boccia, marito della De Girolamo, capogruppo al Senato e uomo che ha sostenuto la candidatura della Schlein. Insomma il tutto lascia pensare a quel labirinto nel quale ci sono trappole, passaggi segreti e ragnatele di accordi.

Discorsi da gossip, chiacchiere da bar o voci di popolo che dir si voglia, ovviamente. Un dubbio che si insinua e mai come in questa circostanze, conviene affidarsi alle parole di uno che la sapeva lunga, quel Giulio Andreotti che rese famoso il motto del cardinale Francesco Marchetti Selvaggiani, Vicario di Roma: “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina”.