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Il professore Alex Giordano, docente di Economia e Gestione delle Imprese presso l’Università Giustino Fortunato di Benevento e direttore del Societing Lab del CeSMA dell’Università Federico II di Napoli nel Polo di San Giovanni a Teduccio, sarà tra i protagonisti del World Food Forum 2025, l’appuntamento globale promosso dalla FAO per costruire un futuro sostenibile dei sistemi agroalimentari.

Considerato tra i massimi esperti di innovazione sociale e trasformazione digitale per i sistemi agroalimentari sostenibili, Giordano porterà a Roma la sua visione di FoodSystem 5.0, un modello che unisce tecnologia, cultura e territorio per immaginare un futuro del cibo più giusto e resiliente.

Dal FoodSystem 5.0 all’alleanza dei giovani per il cibo locale

Autore del volume FoodSystem 5.0 – Dalla smart agriculture all’agricoltura umana, Giordano propone un approccio che va oltre l’agricoltura di precisione, invitando ad “addomesticare le tecnologie” affinché siano al servizio delle comunità e non il contrario. Nel suo modello, l’innovazione non è solo digitale ma sympoietica, ovvero generata insieme dalle persone, dai territori e dagli ecosistemi di cui fanno parte. Le tecnologie — dall’intelligenza artificiale alla blockchain, dai dati aperti alla realtà aumentata — diventano strumenti per ricostruire legami tra ambiente, economia e cultura alimentare, restituendo valore ai territori e alle filiere locali.

“Young Alliance for Local Food”: la voce dei giovani al World Food Forum

Durante l’edizione 2025 del World Food Forum, Giordano faciliterà un gruppo di giovani scienziati e attivisti provenienti da tutto il mondo nella realizzazione del manifesto “Young Alliance for Local Food: A Manifesto for a Common Food Future”, promosso in collaborazione con la World Farmers Markets Coalition.

Il documento sarà presentato ufficialmente sabato 11 ottobre alle ore 16.00 dal main stage della FAO, nel corso della sessione plenaria dedicata ai giovani leader del cambiamento.

Il Manifesto — frutto di un processo di co-creazione avviato con reti giovanili, mercati contadini e centri di ricerca — intende proporre una nuova narrazione del cibo fondata su prossimità, giustizia e autonomia dei territori.

Tra gli stralci più significativi del documento:

“Il futuro del cibo non è nei mercati globali, ma nelle comunità locali che sanno cooperare e condividere conoscenza.” “Vogliamo riportare il cibo nel cuore delle relazioni umane, perché nutrire significa prendersi cura — delle persone, dei luoghi e del pianeta.” “Il cibo locale è una forma di libertà: un diritto collettivo a decidere come produrre, distribuire e consumare in modo giusto e sostenibile.”

La dimensione educativa e il ruolo dei giovani scienziati

Il gruppo facilitato da Giordano — composto da giovani provenienti da Europa, Africa, America Latina e Asia — rappresenta una nuova generazione di ricercatori e attivisti impegnati nella transizione ecologica. Durante i lavori del WFF, i partecipanti elaboreranno un’agenda condivisa di azioni per rafforzare i sistemi alimentari locali, migliorare la tracciabilità e promuovere la cooperazione tra città, mercati contadini e imprese sociali.

Un ponte tra ricerca e trasformazione sociale

L’attività di Giordano si inserisce in un percorso di ricerca che coniuga accademia e innovazione territoriale, attraverso il Societing Lab e la rete Rural Hack, che negli ultimi anni hanno sviluppato programmi di formazione e sperimentazione per le imprese rurali, i giovani innovatori e le comunità locali. Il suo contributo al World Food Forum 2025 rafforza la presenza dell’Italia nel dibattito internazionale sul futuro dei sistemi alimentari, ponendo il Mediterraneo come laboratorio di saperi ibridi e innovazione situata.

“Uno dei grandi fraintendimenti della nostra epoca – ha dichiarato il professore Giordano – è l’idea che innovazione significhi esclusivamente tecnologia. Ma la verità è che le traiettorie dell’innovazione tecnologica sono progettate per conservare lo status quo e concentrare sempre più potere, dati e risorse nelle mani di pochi. In questo scenario, se vogliamo davvero riscrivere il futuro del sistema agroalimentare, non possiamo prescindere dalla centralità e dalla consapevolezza dei contadini, dei produttori locali, delle comunità rurali. Sono loro che custodiscono saperi, territori e biodiversità. Ma accanto a loro, dobbiamo finalmente riconoscere un primato di competenza in materia di futuro ai giovani. È proprio da qui che nasce l’urgenza di costruire una nuova alleanza transgenerazionale e territoriale: una rete globale di veri e propri avamposti culturali, ecologici e sociali. Presìdi capaci di vegliare su beni comuni come la biodiversità, la sovranità alimentare e la sicurezza dei territori. Non è solo una questione di innovazione: è una questione di giustizia e di democrazia.”