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Benevento – No agli accorpamenti, no alla scuola a distanza, no ai tagli e no anche alla “Buona scuola” voluta dal Governo di Matteo Renzi le cui norme sono ancora oggi in vigore.

Queste le linee sulle quali si è sviluppata la protesta dei docenti che con un flash mob si sono ritrovati questo pomeriggio a Benevento in piazza Matteotti.

La manifestazione si è svolta in tutte le città italiane. Sotto accusa l’immobilismo o il tardivo intervento del Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, il cui comportamento e le cui direttive dopo il blocco imposto dalla pandemia sono state fortemente contestate. Il collettivo Ma-g-dalenas Benevento, Teatro delle Oppresse, la Cgil e docenti sanniti sono scesi in strada armati di parecchia rabbia e numerose lamentele.

Floriana Fragnito, la portavoce del Teatro delle Oppresse, ha dichiarato: “Invece di investire sulla didattica a distanza, che riteniamo un paradosso, si doveva investire sul personale scolastico e docente. La “dad” deve essere ridenominata didattica dell’emergenza. Non può essere un’innovazione della scuola, non può essere ridotto il tempo scolastico per integrarlo con la didattica a distanza. Questo Ministro ha regalato 500 milioni ad una multinazionale statunitense per dispositivi informatici, bastavano meno soldi  e si poteva assumere personale docente. Perchè la scuola ha bisogno di docenti, basta con la precarizzazione. Tutto questo  creerà differenze di classe, abbiamo bisogno di tutt’altro”.   

La Fragnito ha posto anche sotto accusa la Giunta di Clemente Mastella e le sue politiche di sicurezza sulla scuola con il paventato abbattimento di alcuni plessi scolastici cittadini: “Non vogliamo speculazioni edilizie, ma la messa in sicurezza dei plessi in città. E occorreva il censimento degli spazi inutilizzati. Non capiamo questa necessità di speculare”.

Presente per la Cgil anche la nuova referente sulla scuola Evelina Vele: “Per noi la didattica a distanza è il problema principale. Era stata la risposta immediata all’emergenza, ma ciò ha creato notevoli difficoltà e problemi creando differenze insopportabili tra gli alunni. Il Governo ci sta dando risposte errate ed è proprio la direzione opposta a ciò che servirebbe per aprire a settembre.

La scuola ha bisogno di presenza, di relazione tra docente e allievo. E’ inimmaginabile pensare oggi ancora alla didattica a distanza o a turni o classi eterogenei. Occorrono risorse umane, occorre personale docente e Ata e attenzione agli spazi e agli ambienti. Tutte le nostre rivendicazioni dopo il lockdown sono stati infruttuose, è stato un dialogo tra sordi. Oggi ci troviamo ancora con classi pollaio, edifici fatiscenti e inadatti. Sono passati mesi invano e nessuna misura risolutiva è stata presa.  Passano i giorni, settembre è vicino e dal Governo non c’è nessuna risposta seria. La bozza che circola per il rientro in classe a settembre ci preoccupa molto”