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Telese Terme – Continua il tour nel Sannio di “Facciamo un pacco alla camorra”. Ieri mattina il coordinamento provinciale di Libera, assieme all’Azione Cattolica della Diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti, ha incontrato gli studenti dell’istituto Telesi@ presso il teatro Modernissimo della cittadina termale. L’occasione per ragionare con i ragazzi del significato che hanno oggi parole come “speranza”, “legalità” e “responsabilità”.

Ma anche per presentare il pacco verde contenente 15 prodotti diversi realizzati da cooperative sociali e associazioni, che gestiscono i beni confiscati, e da imprenditori antiracket e voluto da promosso dal Comitato don Peppe Diana, dalla Nuova Cooperazione Organizzata (Nco) e da Libera.

Tanti gli interventi. Da quelli di Giuseppe Della Porta, Elia Francesca Pacelli e Francesco Assinidei, ragazzi dell’istituto telesino che hanno moderato l’incontro, alle testimonianze di Angelica Ciaburri, Sabrina Cusano, Michele Palmieri e don Donatello Camilli. Che ogni giorno, con la cooperativa sociale iCare, con la Casa per la Pace “Don Tonino Bello” e con il Movimento Studenti di Azione Cattolica, operano sul territorio.

Un momento importante dell’incontro è stato sicuramente quello che ha visto protagonista un ragazzo, proveniente da Scampia, che, non senza un pizzico di commozione, ha riportato l’intera vicenda che ha vissuto fin da piccolo: dall’avvicinamento e all’affiliazione ad un clan, con tutto quello che ne è conseguito, al cambiamento radicale che lo ha portato a rendersi conto degli errori commessi, ad essere inserito dal punto di vista lavorativa in una cooperativa sociale e al rinnegare quel mondo della criminalità organizzata che, con quella sua scelta, aveva contribuito a rafforzare.

Il pacco è appunto questo: un insieme di storie di coraggio di chi non si è piegato o di chi ha deciso di non piegarsi mai più alla criminalità organizzata. Il pacco alla camorra è una delle prove concrete che, con il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, si può provare a costruire qualcosa di ottimale per l’intero territorio, che unisce qualità e legalità, occupazione e giustizia, attenzione agli ultimi e speranza. Ma ci vuole l’impegno di tutti, ognuno per quello che può dare, a partire dal territorio in cui abita.

La memoria – ha sottolineato il referente provinciale di “Libera Benevento” Michele Martinoha senso solo se vengono lanciati e lasciati segni concreti di speranza”.

A fianco alla parola legalità va coniugata un’altra parola: responsabilità”, invece il pensiero di don Mimmo Battaglia, vescovo della Diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti. “Cambiare è possibile – ha ripetuto più volte don Mimmo – ma bisogna crederci. Non date mai in appalto a nessuno, ragazzi, la vostra coscienza. Affianco alla parola legalità va coniugata un’altra parola, ed è la parola responsabilità. Solo con queste due parole coniugate insieme è possibile approdare alla stazione della giustizia sociale. Saldiamo insieme – ha concluso il vescovo – la vita alle parole e le parole alla vita. Se cioè applaudiamo ad un giovane che è riuscito ad uscire dal tunnel della malavita, che è riuscito cioè a convertire sé stesso da giovane di camorra a giovane portatore di legalità e di giustizia, poi non possiamo la sera fumare uno spinello o farci di cocaina. Questo non sarebbe coerente. E bisogna sempre avere il coraggio di essere coerenti con le cose che diciamo”.