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Benevento – Fa sempre piacere a un cronista poter raccontare una bella storia. Di quelle che presentano un lieto fine. In cui i protagonisti sono i buoni e la notizia si sposa con la solidarietà.
A Benevento, quante volte ce lo siamo detti, ci conosciamo tutti. Attraverso un semplice sguardo, magari. E chissà quante volte i nostri occhi hanno incrociato questa signora che, turbante in testa, come casa ha scelto i marciapiedi della nostra città.

Impossibile non averla mai incontrata. Vicino al tribunale, in via Salvemini o dinanzi ai campetti da tennis, la sua zona letto.
E magari a qualcuno di noi, ultimamente, sarà pure capitato di notare la sua assenza. Chissà quella signora…
La risposta è arrivata – come spesso accade – via social. Una foto su facebook, qualche secondo per la lettura del post, un minuto per prendere consapevolezza dell’accaduto e infine il sorriso parte spontaneo.

La signora adesso un tetto ce l’ha. In una casa famiglia a Ceppaloni. Dal marciapiede al letto, passando per una stanza d’ospedale.
Le conseguenze di una caduta brutta sì ma che tanti di noi avremmo superato con qualche settimana di fisioterapia. Senza troppi patemi. Per lei, invece, costretta a vivere in strada, dinanzi al portone di una casa, quella caduta si stava rivelando fatale. Costretta a rimanere immobile per giorni e giorni, ogni piccolo gesto che scandisce la quotidianità per ciascuno di noi si compiva lì, in quei pochi metri quadri.

Già in passato tanti si erano offerti di aiutarla, inutilmente. Un po’ perché la burocrazia segue regole sconosciute al buon senso, un po’ perché lei si sentiva di stare bene così.
La caduta ha cambiato il verso di questa storia. Quasi una provvida sventura. Polizia municipale, servizi sociali, Asl: ignorare questa nuova richiesta di aiuto – gridata da uno dei protagonisti di questa storia – è stato impossibile.
Un mese di cura e adesso il meritato riposo, dagli acciacchi dell’incidente e soprattutto dagli imprevisti della vita che l’hanno spinto a vivere, dormire, mangiare sulle strade della nostra città.

Fiorella Viola