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Con un urlo feroce e un guizzo disperato il Benevento si è liberato dalle catene. La vittoria di Parma, la terza in trasferta su quattro successi complessivi in stagione, ha consentito ai giallorossi di uscire dalla zona retrocessione e respirare un po’ d’aria pura. Erano stati in pochi a pronosticare un sussulto simile dopo la scialba prestazione casalinga contro il Palermo di soli tre giorni prima, ma al Tardini si è vista una squadra talmente diversa da far sorgere interrogativi ai limiti dello psicodramma. Qual è la vera Strega, quella abulica e senza carattere del turno precedente o il collettivo granitico che contro i ducali ha dato sfoggio di sé anche in dieci uomini? 

La risposta vera la fornirà il campo domenica pomeriggio, quando contro il Cittadella gli uomini di Fabio Cannavaro proveranno a confermarsi in uno scontro diretto dal valore inestimabile. Troppi incroci con le dirette concorrenti sono andati in fumo al Vigorito, due su tutti, quelli con lo stesso Palermo e il Cosenza, alla prima giornata. In casa i giallorossi non vincono da 103 giorni (domenica saranno 105), un’enormità che diventa un autentico paradosso, dal momento che l’ultima gioia risale al match con il Frosinone, che sta dominando in vetta alla classifica. 

Se nella sfida con i rosanero a finire dietro la lavagna si era creato un vero e proprio ingorgo, la situazione al Tardini si è ribaltata. Cannavaro ha rivoluzionato nuovamente la formazione tenendo conto dei tre impegni in sette giorni e delle limitate risorse energetiche dovute ai recenti recuperi. Ha deciso di non spremere Acampora, ha dovuto fare a meno degli infortunati La Gumina e Leverbe, ha cambiato assetto tattico passando al 4-3-2-1 e ha vinto con ampio merito il duello con Pecchia. Certo, sarebbe stato impossibile farlo senza una spina dorsale solidissima. Paleari ha parato un rigore (inesistente) a Vazquez e pure il tap-in di Inglese, Glik ha eretto un muro al rientro dal Qatar, Schiattarella ha comandato, Forte ha colpito. Unendo i puntini viene fuori un’autostrada senza intoppi appenninici verso il successo. 

Da incorniciare la prova dei due centrali di difesa che hanno primeggiato nei duelli aerei e in quelli sul campo non lasciando neppure le briciole all’esperto Inglese e al malcapitato Benedyczak. Il rientro di Glik ha dato consapevolezza al reparto alzandone notevolmente il livello: sempre al posto giusto, concentrato e reattivo, non ha sbagliato praticamente nulla in tandem con un Capellini in crescita. Quando ha potuto schierare il polacco, Cannavaro non ha mai perso: due vittorie e un pareggio (con l’Ascoli al debutto in panchina, quando Glik uscì per infortunio al 61′). Ne viene fuori una media di 2,3 a partita contro l’1,1 complessivo del tecnico nella sua esperienza sannita. Un dato che la dice lunga. 

Lì davanti, in attesa che Farias riesca a pensare meno e ad agire con più efficacia come nell’azione decisiva, la notizia migliore è arrivata da Francesco Forte. Il contatore dei giorni di astinenza per lui si è interrotto a 102. Cinquantesimo gol in serie B, terzo in campionato per lo Squalo che ha alzato la pinna capitalizzando al meglio un’azione di raffinata verticalità partita da Schiattarella. Imprescindibile il partenopeo a centrocampo per il ritmo dato alla manovra e le abbondanti responsabilità prese a carico. Monumentale il contributo in fase di interdizione nella ripresa, con pochi fronzoli e tanta quantità a dimostrare di essersi calato bene nel contesto di una lotta-salvezza.

A proposito di questo, e tenuto conto della crepa aperta sulla corsia destra per le indisponibilità di Letizia ed El Kaouakibi contro il Cittadella, uscire dalle sabbie mobili sarà impresa faticosa. Nell’ultimo turno tutti ad eccezione dei prossimi avversari hanno fatto punti, complici i pareggi nei vari confronti diretti. La conferma di una situazione ingarbugliata viene dal fatto che rischia di essere inghiottito dalle tenebre anche il quotato Cagliari, ora davanti al Benevento di un solo punto. Ci sarà da sudare un passo per volta, ma il primo non può che coincidere con la riconquista del Ciro Vigorito