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Dal caso Tortora al caso Zuncheddu, ovvero le storie di due terribili disavventure per due uomini innocenti, uno celebre, l’altro sconosciuto ai più, ma entrambi accusati ingiustamente dalla Magistratura. Al Teatro Comunale sono state trattate queste due storie con la testimonianza diretta di uno solo degli involontari protagonisti, Beniamino Zuncheddu, un umilissimo lavoratore del comparto della zootecnia sarda, dichiarato  innocente dopo quasi 33 anni di carcere di una strage che era stata a lui attribuita pur non avendone alcuna responsabilità. Quanto ad Enzo Tortora ovviamente a fare testimonianza è stato sia il lancinante ricordo dell’oltraggio da lui subito in favore di telecamere, essendo il famoso presentatore televisivo scomparso di tumore già da alcuni anni, ma anche l’intervento di Raffaele Della Valle, difensore del conduttore di “Portobello” ed autore di un altro libro recentemente apparso nelle edicole. ovvero “Quando l’Italia perse la faccia”, scritto per i tipi di Luigi Pellegrini Editore.   

L’occasione per parlare di questi assurdi errori della Magistratura, costituenti per tanti uomini onesti un vero e proprio incubo, è stata data dalla presentazione al pubblico del libro “Io sono innocente” (De Agostini Editore), scritto dallo stesso Zuncheddu con Mauro Trogu, il suo avvocato difensore che dopo un lungo lavoro è riuscito a trarlo fuori dalle patrie galere. A promuovere questa urticante discussione pubblica sull’errore giudiziario è stato l’Ordine degli Avvocati: e, non certo a caso, non c’è stata una folla di Magistrati a prendere parte in platea alla giornata a sottolineare una polemica che non è sotterranea, ma anzi esplicita e forte tra i due Soggetti principali nell’amministrazione della giustizia in questo nostro Paese. Ovviamente, gli errori giudiziari avvengono in tutto il mondo e in tutti i Paesi democratici, ma al centro della presentazione del volume di Zuncheddu e Trogu è stato il caso italiano.  

Le detenzioni ingiuste e le sentenze sbagliate sono causate da una pluralità di fattori e tra questi l’errore umano è solo uno dei tanti possibili. Sottolineato come possa mancare la cultura del dubbio, dicono Zunceddu e Trogu, il sistema attuale vede ordinanze dei Magistrati una semplice replica delle informative di polizia giudiziaria. L’uomo che, al termine del processo di revisione, la Corte d’appello penale di Roma ha stabilito, con sentenza dello scorso gennaio, non aveva commesso la strage di Sinnai dell’8 gennaio 1991, tre morti e un ferito grave, per la quale era stato condannato all’ergastolo, non aveva certo bisogno di molte parole per descrivere al pubblico la sua sofferenza e il patimento subiti per decenni: la sua faccia diceva tutto. Per l’ex pastore sardo la solidarietà dei presenti è stata totale. Valentino Malmone giornalista, esperto nel ramo tanto da aver fondato il sito: “Errori giudiziari.com”, ha snocciolato al pubblico del Comunale alcuni dati preoccupanti: “Siamo a numero di totale emergenza Parliamo di 1000 casi ogni anno di errori giudiziari. Persone che vengono arrestate o condannate da innocenti. Parliamo di una media di tre persone al giorno, una ogni 8 ore. E’ un’emergenza intollerabile”.

Il caso di Zuncheddu è solo la punta dell’iceberg ha denunciato Malmone: “Bisogna far presto qualcosa. Facciamo conoscere questo problema sottovalutato e trascurato. Occorre basarsi sugli atti ma non in maniera pedissequa. Bisogna scavare fino in fondo, ascoltare sia l’accusa che la difesa”. Domenico Russo, già presidente della Camera Penale di Benevento, ha spiegato: “Sono temi che non sono attenzionati come dovrebbero. E’ un problema che riguarda tutti i cittadini e non è una tematica distante dalla quotidianetà”  

E’ intervenuta quindi Stefania Pavone, presidente dell’Ordine degli avvocati di Benevento, che ha detto: “In ogni processo c è in gioco la vita umana. La cultura del dubbio deve esserci. Le Aule di giustizia non devono trasformarsi in arene”. Sergio Pezza, Presidente della Sezione Penale di Benevento, ha dal canto suo, dato una versione diversa di quanto accade: “L’errore giudiziario non significa avere un giudice disattento.  Ci sono limiti connessi alla natura umana. Io sono d’accordo con la cultura del dubbio ma deve essere ragionevole. Dobbiamo  confrontarci quotidianamente  e prendere coscienza dei limiti umani. È un male che non potrà essere del tutto cancellato. Serve un’ attenta valutazione intrinseca. Serve sensibilità nell’ affrontare queste tematiche”.

E’ intervenuto quindi il sindaco di Benevento Clemente Mastella che nel 2008 si dimise da Ministro della Giustizia dell’allora Governo Prodi dopo essere stato accusato, lui e sua moglie Sandra Lonardo, per una asserita induzione indebita a dare o promettere utilità e poi assolto nel processo per presunti illeciti nelle nomine alle Asl e in altri settori pubblici. “E’ una vicenda che ha toccato tutta la mia famiglia”, ha chiosato Mastella. Sugli errori giudiziari, il primo cittadino di Benevento ha chiarito: “L’errore giudiziario può capitare, ma non  deve esserci pregiudizio. Io all’epoca mi dimisi per cultura istituzionale”. Sulla sua esperienza ha definito insopportabile quel periodo e poi ha ammesso: “Credo poco che ci sia una riforma nella giustizia”.

E’ intervenuta quindi Angela Abbamondi della scuola di formazione forense che ha ricordato: “Zuncheddu era entrato in carcere a 26 anni e uscito poco fa. Questo è un tema delicato, tutti sbagliano, anche i magistrati. Li vorremmo infallibili ma sono uomini. Occorre riconoscere l’ errore e emendarlo”. La Abbamondi ah sottolineato  come la libertà non ha prezzo: “Quel caso ci ha insegnato che la magistratura è fallace ma ha gli anticorpi per risolvere”. Ha poi rimarcato la tenacia della sorella di Zancheddu che l’ha sempre sostenuto anche nei momenti di grandissima difficoltà. C’è stata quindi la testimonianza di Zancheddu uscito solo a 59 anni dal carcere: “La forza di andare avanti me l’ha data il mio paese, e i miei familiari che mi hanno sostenuto. Io pensavo di uscire, non avevo commesso nessun reato. Con un bravo avvocato siamo riusciti a far capire ai giudici dell’errore. Ho ancora ma solo un pò di fiducia nella giustizia”.

L’avvocato Mauro Torgu ha parlato di una sfida difficilissima: “Se lui può avere fiducia un pò nella giustizia è per alcuni magistrati e il Procuratore di Cagliari hanno creduto nell’innocenza di Beniamino. Hanno messo in dubbio l’operato di altri magistrati”. Come dicevamo presente al Comunale anche l’avvocato di Enzo Tortora, Raffele Della Valle, che non ha avuto peli sulla lingua ed ha lanciato accuse pesantissime: “Un orrore giudiziario perpetrato da un gruppo di magistrati. La mia vuole essere una condanna che arrestarono una persona innocente dovevano scarcerarlo immediatamente”. Poi ha aggiunto: “Il magistrato deve cambiare mentalità. Devono optare per il garantismo e non per il giustizialismo. Ma l’unica vera riforma sarà quella della separazione delle carriere altrimenti non cambierà nulla”.