Il pareggio interno contro il Parma ha avvicinato ancora di più il Benevento alla retrocessione. Ultimi, a ben sei punti dalla zona play out, i giallorossi sono obbligati a vincere le ultime tre partite con Cittadella, Modena e Perugia per sperare di mantenere la categoria. Ad assistere alla sfida con i ducali dalla tribuna del Ciro Vigorito c’era anche Antonio Zito, attuale responsabile dell’area tecnica del Nola, ultimo in serie D e alle prese con una situazione delicata dopo l’aggressione ai giocatori ad opera di un gruppo di teppisti. L’ex terzino napoletano collezionò 29 presenze e un gol con la maglia del Benevento nel campionato di serie C 2010/11, culminato con l’eliminazione nella doppia semifinale play off contro la Juve Stabia.
Il destino dei sanniti è appeso a un filo, che impressione ti ha fatto la squadra?
“I giocatori sono entrati in campo con un po’ di timore. Va detto che di fronte c’era una corazzata, ma è stato preoccupante il modo in cui sono arrivati sia i due gol subiti che le varie occasioni iniziali degli emiliani. Situazioni create con troppa facilità”.
Nella ripresa, al contrario di quanto si potesse immaginare, c’è stata una reazione importante.
“Negli spogliatoi probabilmente è arrivata la scossa giusta. Il pareggio tiene accese le speranze, ma è evidente che la situazione al momento sia quasi compromessa”.
Ti sei fatto un’idea su cosa non ha funzionato in questa stagione maledetta?
“Non so cosa sia successo all’interno del gruppo, sicuramente si sono rotti degli equilibri. E’ impensabile che giocatori di questo calibro si siano trovati in una situazione così drammatica”.
Pensi che qualcuno non si sia calato nella realtà di una lotta retrocessione?
“Credo che quando hai giocatori di un certo livello li devi sostenere in ogni decisione che assumi. I ribaltoni tecnici sono stati troppi e hanno solo creato confusione, ai calciatori serve la giusta serenità. La loro gestione deve essere costante, attenta. La discontinuità non ha pagato”.
L’ultimo posto però non ammette alibi.
“Affatto, è una delusione incredibile considerati anche i risultati che il club aveva ottenuto di recente. Una squadra costruita per fare almeno i play off non può aver portato a casa soltanto 32 punti a tre giornate dalla fine. Le responsabilità vanno certamente condivise. Una volta disintegrate con largo anticipo le ambizioni iniziali, occorreva fare qualsiasi cosa per evitare questo disastro”.
E’ mancato anche un po’ di carattere?
“Sono mancate tante cose. In linea generale nel campionato di B sembrano esserci meno carisma e aggressività rispetto al passato, è una caratteristica che accomuna diverse squadre”.
Come hai ritrovato invece la piazza di Benevento?
“I tifosi stanno accettando il risultato con educazione e compostezza, una prova di grande maturità. Nonostante abbia trascorso solo un anno nel Sannio, conservo ottimi ricordi di una città e di una tifoseria calorose”.
Anche il tuo Nola è in fondo alla classifica. Manca un turno e la matematica non vi condanna, ma l’attenzione è rivolta ad altro.
C’è tantissima amarezza, non riesco a nasconderla. Manca una giornata alla fine ma l’aggressione ai calciatori di dieci giorni fa ha compromesso il lavoro di cinque mesi. Avevamo fatto diciotto punti in nove partite, uscendo anche dalla zona play out con tanto sacrificio e dedizione. Ora ci ritroviamo ultimi perché da quattro giornate la squadra subisce pressioni senza alcun motivo. Quello che è accaduto non ha nulla a che vedere con il calcio, sono atti di violenza che turbano e lasciano sgomenti”.
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