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False fideiussioni per 4 milioni di euro. La guardia di finanza ha dato esecuzione a otto misure cautelari (un arresto in carcere, quattro domiciliari e tre misure interdittive) nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti appartenenti a un’associazione per delinquere finalizzata all’abusiva attività finanziaria e all’autoriciclaggio. L’organizzazione, per le fiamme gialle, era diretta da un napoletano di 67 anni, destinatario della misura cautelare in carcere, e già noto per esser stato coinvolto nell’indagine su false fideiussioni per l’iscrizione ai campionati di calcio di diverse squadre, tra cui Roma, Napoli, Cosenza e Spal. Il nucleo di polizia valutaria ha eseguito una serie di perquisizioni nelle province di Genova, Torino, Cremona, Milano, Parma, Grosseto, Roma, Latina, Viterbo, Napoli, Benevento, Caserta e Bari.

L’indagine nasce da una segnalazione di operazioni sospette arrivata nel 2016. Approfondendo i flussi finanziari, è stata individuata una società che operava nel settore finanziario il cui rappresentante legale era una testa di legno privo di fonti di reddito ufficiali e titolare di numerose partite Iva. Attraverso le intercettazioni e gli accertamenti bancari, è stata inoltre individuata, secondo la Gdf, un’associazione per delinquere che almeno dal 2013 era impegnata nella gestione di società appositamente acquisite che, una volta avviate e fatte conoscere al “mercato”, provvedevano al rilascio di polizze fideiussorie, emesse senza autorizzazione. I ‘collaboratori’ erano sparsi su tutto il territorio nazionale.

Ai domiciliari sono finiti la moglie e la cognata del promotore dell’associazione, che avevano il ruolo di tesoriere e di tenutaria della contabilità, un romano di 58 anni che era il braccio operativo del 67enne napoletano e un genovese di 58 anni che invece si occupava di trovare i clienti. La misura interdittiva è infine scattata per 3 prestanome. I beneficiari delle polizze emesse erano privati ma anche imprese ed enti pubblici, come nel caso del comune di Firenze. Polizze che, qualora ne fosse stata chiesta l’escussione, non avrebbero mai potuto trovare soddisfazione poiché le società emittenti non avevano alcuna consistenza patrimoniale. Agli indagati è stato anche contestato il reato di autoriciclaggio poiché i circa 772mila euro di proventi illeciti ottenuti grazie alle fideiussioni sono stati trasferiti su conti italiani ed esteri intestati a 14 società con sede in Italia, a Malta ed in Inghilterra e riconducibili al capo dell’associazione.