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Benevento – Annullato l’obbligo di dimora nei confronti di Fabio Graziano, il 33enne di San Giorgio del Sannio finito, insieme a suo fratello Angelo, al centro di un’inchiesta della Procura di Benevento per il reato di lesioni aggravate, in corso di esecuzione. Una triste vicenda legata alla morte di Angela Russo, una 54enne di Mirabella Eclano. 

Il 33enne, la settimana scorsa, comparso in Tribunale di Benevento aveva chiarito la sua posizione. “Volevo solo aiutare chi non stava bene a guarire ma non ho mai detto di essere medico”. Graziano è difeso dall’avvocato Raffaele Scarinzi, che aveva  chiesto la revoca o l’attenuazione della misura. Questo pomeriggio la decisione del Riesame.

LE INDAGINI

I due fratelli Graziano, nella giornata di mercoledì 21 settembre, erano stati raggiunti da un’ordinanza di applicazione di due misure cautelari personali, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Benevento su richiesta della locale Procura, in particolare la misura degli arresti domiciliari nei confronti di Angelo Graziano per i reati di omicidio preterintenzionale, lesioni aggravate e truffa aggravata, già eseguita, e quella dell’obbligo di dimora nei confronti di Fabio Graziano per il reato di lesioni aggravate, in corso di esecuzione. 

Le indagini della polizia giudiziaria hanno preso il via alla fine del marzo 2021, dopo la denuncia dei fratelli della donna deceduta. L’attività investigativa ha fatto emergere una serie di indizi nei confronti dei due sedicenti medici che, secondo gli inquirenti, approfittando della vulnerabilità dei loro numerosi “pazienti“, per lo più intimoriti da patologie immaginarie che loro stessi avevano diagnosticato empiricamente, non si sarebbero limitati a prescrivere medicinali e/o rimedi che sostenevano essere naturali, ma avrebbero anche praticato trattamenti pseudosanitari e pseudoterapeutici.

Per la Procura di Benevento tutto avveniva con un unico obiettivo: assicurarsi vantaggi economici. I due fratelli “esercitavano” nel Sannio, ma attiravano pazienti anche da altre aree geografiche. In particolare, – scrive in una nota il procuratore Aldo Policastro – proponevano un modello di cura specificatamente diretto, a loro dire, alla cura di malattie oncologiche, avvalendosi della collaborazione di un luminare tedesco esperto della “medicina naturale”. Non solo: praticavano trattamenti per endovena e autotrasfusioni ematiche, con metodiche artigianali e con miscele dannose per la salute, provocando, in un caso, la morte di una donna di 54 anni che stava in buone condizioni di salute e che non soffriva di alcuna patologia tale da rendere necessarie terapie invasive e, a maggior ragione, terapie non scientificamente validate. Il gip di Benevento, che ha ritenuto sussistere i gravi indizi di colpevolezza, ha accolto le richieste della Procura relative all’applicazione delle misure cautelari personali nei confronti dei due sedicenti medici che non hanno smesso di “esercitare” neppure dopo un sequestro preventivo dell’appartamento che avevano adibito a “studio medico”, sequestro anch’esso disposto dal gip sempre su richiesta della Procura che ha ipotizzato, in quell’occasione, l’esercizio abusivo della professione sanitaria.