- Pubblicità -
Tempo di lettura: 4 minuti

Benevento – Di colpo il ritorno negli anni ’90, quelli nei quali affrontare una trasferta calda, significava doversi preparare ad essere attenti, a non trovare un clima amichevole, a guardare davanti, indietro e, spesso, anche in alto. Di colpo i tifosi del Benevento si sono trovati a vivere una sensazione del genere all’arrivo a Foggia per la sfida di campionato di ieri sera. Che non sarebbe stata una passeggiata, dal punto di vista ambientale, era ben noto, ma che ci si ritrovasse a dover fare i conti con situazioni abbandonate vent’anni fa, beh questo sembra veramente difficile da credere. La considerazione non nasce dal nulla, la testimonianza arriva direttamente da chi questo viaggio lo ha affrontato, ha osservato e vissuto i momenti più concitati.

Organizzazione di questa trasferta – così inizia il tifoso, che preferisce rimanere anonimo – veramente scarsa e ce ne siamo accorti praticamente subito“.

Eh sì, perchè le magagne sono apparse all’alba del’arrivo a Foggia. Che dal Sannio arrivassero circa 800 tifosi era ben noto alla Questura pugliese, predisporre un servizio navetta, non diciamo confortevole, ma almeno all’altezza della situazione, era il minimo indispensabile. 

Siamo stati radunati in un’area per attendere l’arrivo dei pullman cittadini e con grande sorpresa, ne abbiamo visti arrivare cinque, di cui almeno un paio abbastanza vecchi e usurati dal tempo“.

Il conto è presto fatto. Per 800 tifosi, cinque pullman. Mezzi che hanno l’omologazione per una cinquantina di persone, che potrebbero accoglierne una decina in più con un pizzico di sacrificio, di colpo si trovano riempiti di una media di 160 tifosi a mezzo, un valore di oltre tre volte superiore al consentito. Troppo per mezzi obsoleti, troppo per essere comodi.

Eravamo stipati come le sardine, qualcuno ha avuto anche una crisi di panico perchè realmente non ci si poteva muovere e mancava l’aria. Ma non basta perchè ad un mezzo in particolare, dato il grande peso dei tifosi, è venuta giù la pedana. Pullman fermo, sono scesi e hanno dovuto attendere una delle navette che tornasse indietro per portare anche questi tifosi allo stadio“.

La prima odissea superata, si arriva allo Zaccheria e comincia la partita. Il racconto dei telecronisti parla di fumogeni lanciati da una parte e dall’altra, e di bombe carta. Il tifoso anche di altro.

Non so dire chi abbia lanciato a chi. Ho visto solo un fumogeno arrivare nel nostro settore, ma soprattutto, e questo l’ho visto bene, numerose pietre lanciate dai tifosi foggiani. In più si sono sentite, in maniera distinta, poco meno di una decina di forti esplosioni“.

Nonostante tutto la partita scivola via, alla fine si conclude 1 a 1. Ma è in questo momento che inizia una nuova partita per i tifosi del Benevento. Attesa lunghissima nel settore ospiti, un’ora circa in attesa del via libera e quando questo arriva, si ritorna nelle solite navetta. L’area non è stata bonificata per bene, i tifosi del Foggia sono nei dintorni e l’odore dei lacrimogeni è vivo.

Siamo scesi e non abbiamo trovato le navette pronte a partire per riportarci ai nostri pullman erano lì fermi in attesa che salissimo sopra con attorno ancora i tifosi avversari. Ed è cominciato un fitto lancio di pietre e di un fumogeno. E’ saltato un finestrino della navetta. Alla stessa è stato lanciato anche un fumogeno che si è fermato sul tetto, col rischio che prendesse fuoco. E’ in questo momento che ci siamo fermati e siamo scesi perchè non capivamo bene cosa stesse accadendo, abbiamo visto la polizia caricare e abbiamo avvisato il pullman di fermarsi perchè c’era questa torcia sul tetto”.

Momenti concitati, col rischio che potesse succedere anche qualcosa di irreparabile. Fortunatamente un contatto fisico tra le parti non c’è mai stato e per fortuna che le forze del’ordine sono riuscite a disperdere i facinorosi, permettendo ai tifosi del Benevento di poter arrivare ai propri mezzi e ritornare a casa, ben oltre la mezzanotte. Con grande amarezza, oltre che per i tre punti sfumati, anche per un’organizzazione degna di campi di periferia.