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Gioioso, giocoso, ma anche riflessivo, silenzioso, studioso, amante della famiglia. Le tante anime del compianto Diodoro Cocca, docente di storia e filosofia al Liceo Scientifico “Rummo” di Benevento, sono state ricordate nella sua scuola. Il professore, che perse tragicamente la vita la sera del 7 febbraio di dieci anni fa in contrada Epitaffio alle porte del capoluogo investito da un’auto mentre attraversava la statale Appia in un tratto in cui ricadono numerose abitazioni ai lati della carreggiata, è stato ricordato questa mattina dai suoi ex alunni, dai suoi colleghi e dalla famiglia. Una mattinata di ricordi nell’Aula Magna del Liceo di via Santa Colomba che è stata arricchita dal figlio Stefano che ha suonato alcuni brani di musica popolare che il papà amava molto. Emozionati gli ex colleghi di Diodoro Cocca che hanno voluto ricordare le qualità professionali ed umane del docente, definito “un maestro di vita, un amico e un punto di riferimento“. Ad aprire la mattinata, il ricordo dell’ex dirigente scolastico del Rummo Antonio Frusciante: “La capacità di ascoltare tutti, l’altruismo, l’essere sempre a servizio della scuola nei momenti gioiosi e nei momenti di crisi. Un docente di grosse competenze, ma era sempre possibile discutere con lui e accettava le decisioni. La scuola, poi, è cambiata tantissimo”. Molti alunni poi si sono succeduti nel trasmettere ricordi e aneddoti di tanti momenti di vita scolastica durante le sue ore di lezione. L’ex alunna Stefania ha sottolineato: “E’ stato un compagno di viaggio per la mia vita. Sorridente, sincero grande sognatore, propositivo, attento vigile e mai annoiato. Ha insegnato soprattutto come dare  l’esempio. Le sue lezioni  erano un dibattito, un dialogo, anche con fuori programma. Un docente che ha acceso il fuoco negli alunni e ha tirato fuori quello che era dentro gli alunni. Ha dato l’esempio, ha trasmesso con la sua passione il suo modo di essere”. Ursula, un’altra sua alunna si è espressa così: “Il professore ha reso noi protagonisti. Non era invadente, ma  democratico e discreto. Suscitare il dubbio, lui cercava quello”. Stefano, uno dei due figli, ha detto: “Insegnava, a parte la filosofia, anche tante canzoni. Anche giocare a carte per passare il tempo in gita. In famiglia invece era molto riflessivo, uno studioso: infatti leggeva tantissimo”