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di Annalisa Papa

Con l’arrivo dell’estate, il Parco del Taburno torna a essere una delle mete preferite per famiglie, escursionisti e amanti della natura. Panorami mozzafiato, aria pulita e frescura fanno della montagna un rifugio perfetto per sfuggire alla calura cittadina. Puntualmente però, questa meraviglia viene ferita.

A ogni scampagnata, a ogni grigliata, ci si ritrova a fare i conti con l’inciviltà.

Bottiglie di plastica, piatti e posate usa e getta, lattine, sacchetti, bottiglie di vetro rotte e persino resti di barbecue lasciati accesi o abbandonati. Queste sono solo alcune delle tracce che molti lasciano dietro di sé dopo una giornata sotto l’ombra dei faggi. Scene che si ripetono puntualmente, lungo sentieri, aree picnic e persino nei pressi delle fonti d’acqua.

Il problema non è solo estetico, è ambientale. I rifiuti non raccolti mettono a rischio l’ecosistema: inquinano il suolo e l’acqua, disturbano la fauna selvatica e tutto questo per la mancanza del più elementare senso civico.

Chi ama davvero i boschi non li lascia così. Serve un cambiamento culturale. Serve responsabilità. Chi sceglie di godere delle bellezze del Parco del Taburno ha il dovere di rispettarlo. La montagna è di tutti. Non è accettabile che la natura paghi il prezzo del nostro svago.

Questi luoghi non possono essere trattati come una discarica stagionale, meritano attenzione. Non servono grandi azioni eroiche: basta poco. Portare con sé un sacchetto per i rifiuti e riportarlo a valle è un piccolo gesto che fa una grande differenza. Facciamo in modo che l’estate sia sinonimo di natura, non di degrado.

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