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Una dicharazione attesa. Il sindaco Clemente Mastella si fa sentire dopo l’asprissimo scontro, prima a colpi di comunicati e poi viso a viso durante i lavori della commissione Attività Produttive, tra Domenico Franzese e Luigi Ambrosone. Il primo è presidente della sopra citata commissione e il secondo è assessore al Commercio: entrambi sono esponenti della maggioranza che governa palazzo Mosti.

Scrive dunque Mastella: “Non mi è piaciuto, lo dico con amarezza, lo scontro non certo edificante e inutile intervenuto tra presidente di commissione ed assessore e la mia maggioranza. Spero che il buonsenso prevalga e la storia si chiuda qua. Quanto alla Scia per attività commerciali, artigianali, industriali non esiste alcuna responsabilità da parte di alcuno, per la semplice ragione che il Gip ha imposto delle prescrizioni cogenti che sia il dirigente ai Lavori pubblici che il sindaco hanno l’obbligo di seguire, pena severe sanzioni giudiziarie. Non è che, al riguardo, si potesse fare di più, non si può fare alcunché, almeno fino a quando restano le prescrizioni in atto.

In quanto ai dehor, la sentenza richiamata della Corte Costituzionale è inesatta e non riguarda il caso della presenza dei dehor nelle zone a forte impatto monumentale, storico e artistico. A Santa Sofia e nella Buffer Zone, il parere della Soprintendenza è obbligatorio. Si tenga, altresì, conto che il parere per Benevento è obbligatorio perché così dispongono, peraltro, sia il Puc che il Ruec vigenti. Alla presenza dei consiglieri Tomaciello, Franzese e dell’assessore Picucci, si convenne, nel corso di un incontro con il soprintendente Buonomo, che l’amministrazione avrebbe proposto un piano articolato su tre aree e, successivamente, sarebbe stato stilato un protocollo d’intesa. Si convenne così, io non ho cambiato idea e resto legato a quella ipotesi. Lavorino, allora, le commissioni anche perché questa è materia primaria della  commissione Urbanistica e non delle Attività produttive, pur se mi sembra giusto affiancarle anche questa. Altrimenti, scattano, come qualche esperto mi suggerisce, vizi di natura formale e sostanziale.

Da ultimo, voglio ribadire che chi è titolare di esercizio commerciale nella Buffer Zone non perde la propria titolarità e la propria licenza ma, affacciandosi su una zona di pregio, dal valore patrimoniale immenso e mondiale (Unesco), ha il dovere di attenersi ad alcune prescrizioni che sono fondamentali ed essenziali. Anzi, è opportuno che gli organi comunali facciano rispettare quest’obbligo essendosi già espressa la Soprintendenza, altrimenti se ne assumono la responsabilità di natura giuridica e di natura penale. Quanto a me, nella querelle imbastita in questi giorni, ripeto, per nulla esaltante, non vorrei finire nelle mani della Giustizia che, al riguardo, sui dehor in particolare credo sia giustamente interessata e potrebbe giustamente intervenire”.