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Tanto tuonò che piovve. La frattura in casa Pd determinatasi nella riunione di ieri pomeriggio ha sorpreso soltanto chi non voleva vedere. Che l’area “zingarettiana” stesse lavorando a una lista autonoma, aperta anche alle altre soggettività politiche ‘a sinistra del Pd’, era cosa nota da settimane. Allo stesso tempo, era facile da pronosticare il ‘niet’ che sarebbe giunto dalla restante parte del gruppo dirigente ‘piddino’, tra l’altro tutta schieratosi su posizioni alternative a quelle del governatore laziale.

Il muro contro muro era inevitabile. E ora? Qualche colomba in giro c’è. Ma trovare un punto di mediazione, considerati gli strascichi polemici lasciati in dote dal confronto di ieri, appare impresa ardua.

La posizione del gruppo dirigente ‘democrat’ resta quella messa nero su bianco nel documento non piò votato ieri: al segretario Carmine Valentino e al presidente Rossano Insogna, che rappresentano le due figure ‘istituzionali’ del partito ma anche le due principali aree politiche che compongono oggi il Pd (Martina e Zingaretti), il compito di raccogliere le disponibilità a candidarsi degli amministratori – anche quelle provenienti da fuori dei confini Pd – per poi combinarle in due liste (se i numeri lo consentono) di pari competitività e da sottoporre al vaglio della direzione provinciale.

Dall’altra parte, l’area ‘Zingaretti’ continua a rivendicare l’autonomia della propria lista, in virtù del lavoro svolto in queste settimane e del risultato – allargare il perimetro del centrosinistra- comunque ottenuto e non scontato considerata la fase di crisi in cui versa il Pd. Quanto alla sovranità della direzione, Del Vecchio e company sottolineano che la stessa è stata già bypassata in diverse occasioni, come con la candidatura di Franco Damiano alla presidenza della Provincia.

Posizioni al momento inconciliabili, visto che il gruppo dirigente ‘democrat’ non ha alcuna intenzione di legittimare “liste dal sapore congressuale”.

Cosa accadrà? La strada appare segnata. Nella prossima settimana il Pd convocherà la sua direzione e approverà la sua lista, con tanto di simbolo di partito. Dall’altra parte, i promotori di Piazza Grande (il progetto che fa capo a Nicola Zingaretti) pure sembrano intenzionati a proseguire nel cammino già tracciato e dunque a presentare la propria lista.

Con quali conseguenze? Da corso Garibaldi, dove ha sede la federazione sannita del Pd, fanno sapere che candidature di amministratori democratici in una lista alternativa e concorrenziale a quella di ‘casa’ non passerebbero di certo inosservate. In parole povere, quasi inevitabile l’apertura di procedimenti disciplinari. 

Esito non certo incoraggiante nell’ottica di un rilancio della principale forza del centrosinistra.

Ma tempo per rimediare ne resta davvero poco.