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Un fulmine a ciel sereno? No, nella maniera più assoluta. A Sant’Agata dei Goti i venti di crisi soffiavano da un po’ di tempo e che potesse accadere qualcosa di decisivo era nell’aria già da qualche settimana. Ma sono gli episodi accaduti nelle ultime 24 ore ad aver prodotto l’accelerazione alla crisi e dunque il siluramento di Giovannina Piccoli, prima donna sindaco della città saticulana, eletta soltanto nel giugno del 2019.
Sotto palazzo San Francesco la terra ha cominciato a franare nella tarda mattinata di ieri, quando l’atteso faccia a faccia tra la fascia tricolore e i capigruppo di maggioranza si concludeva nell’ennesimo nulla di fatto.
Il bilancio – disastrato – del municipio saticulano come terreno di scontro.
Nessun passo indietro della Piccoli, decisa a proseguire nella strada già tracciata con i dirigenti a lei più vicini, a partire dal segretario per arrivare al responsabile della contabilità.
Nessun passo indietro dalla maggioranza, ferma nel rivendicare l’autonomia della politica dal “governo dei tecnocrati”, come ieri notte sintetizzava a microfoni spenti uno dei protagonisti della crisi.
Preso atto dell’esito nefasto della riunione, i consiglieri di maggioranza decidevano di aggiornarsi in serata. Ad anticipare l’appuntamento, però, era una telefonata di un esponente dell’opposizione che “avvisava” la controparte di un clamoroso tentativo di ribaltone in atto. Per capirci, il sindaco avrebbe offerto all’opposizione di creare una nuova maggioranza.
I telefoni diventano bollenti. Contatti continui tra le parti, quindi la decisione: “Sfiduciamola”. Ma bisogna agire subito.
Perché? Perché è atteso per le prossime ore il decreto con cui il governo indirà le elezioni. E affinché anche Sant’Agata dei Goti possa votare già a settembre, in contemporanea con le regionali e le altre amministrative, la consiliatura deve sciogliersi prima dell’intervento di palazzo Chigi, altrimenti l’inevitabile commissariamento si prolungherebbe fino alla primavera del 2021.
Maggioranza e opposizione, quindi, decidono di muoversi all’unisono. Una unione di intenti in parte favorita, secondo i soliti beneinformati, dall’avvicinamento a Vincenzo De Luca compiuto di recente dalla parte mastelliana della minoranza.
E il sindaco di Benevento, in effetti, nella giornata di ieri la sua parte pure l’ha giocata. Una volta concordata la strada, i tredici consiglieri comunali decisi a interrompere prematuramente l’esperienza amministrativa guidata da Giovannina Piccoli devono mettere nero su bianco la propria volontà dinanzi a un notaio e in forma contestuale.

Ma il notaio non si trova. A sbloccare l’impasse, allora, è Clemente Mastella che -interpellato- indica lo studio di Gerardo Santomauro (che è anche sindaco a Ventotene), a Benevento, a pochi passi dal teatro Romano.

A condurre fisicamente gli sfiducianti dal professionista, quando ormai è tarda sera, per dire, è proprio un fedelissimo dell’ex Guardasigilli.
Il resto è storia nota. Sul futuro, però, già ci si interroga.
La domanda è quella: Carmine Valentino si ricandiderà? In molti, tra le splendide viuzze in pietra di Sant’Agata dei Goti, scommettono di sì. Qualcuno, per la verità, si spinge persino oltre, prefigurando già un’intesa tra il segretario Pd e Giovanna Razzano, consigliere di minoranza e storica sua oppositrice, quasi certamente candidata in una delle liste deluchiane alle prossime regionali.
Sarebbe la perfetta chiusura del cerchio.