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Grande partecipazione e confronto concreto alla tavola rotonda “La zootecnia da carne nelle aree interne: tra adeguamenti normativi e sviluppo sostenibile”, svoltasi a San Giorgio La Molara, nell’ambito della XVIII Mostra bovina di razza marchigiana. L’incontro ha visto la presenza di numerosi rappresentanti istituzionali e del mondo agricolo e zootecnico, tra cui: Nicola De Vizio, Zaccaria Spina, Davide Minicozzi, Gennaro Masiello, Andrea Quaglia, Nino Lombardi, Carmine Varricchio e Carlo Goduti. Ad animare il dibattito, le dichiarazioni del Commissario regionale della CIA Campania e Presidente della CIA Benevento, Carmine Fusco, che ha lanciato un accorato appello: “Sulle aree interne non servono più parole, ma strategie concrete. Non possiamo continuare ad assistere allo spopolamento dei nostri territori. Il primo passo è garantire i servizi essenziali: una sanità efficiente, una viabilità adeguata e una scuola pubblica di qualità. Senza questi tre pilastri, nessuno resterà. Non andremo da nessuna parte”. Fusco ha messo in luce le criticità strutturali della provincia sannita: “La sanità nella provincia di Benevento è in condizioni serie. I cittadini devono percorrere decine di chilometri per un pronto soccorso o per una visita specialistica. Se non si affrontano questi problemi con coraggio e programmazione, ogni investimento in agricoltura sarà vano, perché le famiglie continueranno a lasciare le campagne”.

Sul fronte della PAC, il presidente CIA ha espresso preoccupazione e un invito all’unità: “Dobbiamo fare fronte comune. Forse c’è stata una distrazione da parte dei nostri referenti politici a Bruxelles, ma è il momento di vigilare e di pretendere che la politica agricola sia costruita ascoltando davvero gli agricoltori. Non si può calare dall’alto un sistema che non tiene conto delle esigenze di chi lavora la terra ogni giorno”. Tra i punti centrali del suo intervento anche la valorizzazione delle produzioni locali. “Voglio rilanciare un’idea dello scorso anno: creare un marchio di provenienza per la carne marchigiana. È il modo più diretto per tutelare il reddito dei nostri allevatori e dare valore aggiunto a una razza che rappresenta l’identità di queste aree.  Ma serve il coraggio di partire”.
“Ma non abbiamo solo la marchigiana. Il nostro territorio è ricco: l’olio, il caciocavallo, il pomodorino. Prodotti unici che ci invidiano in tutta Italia. Ma senza una filiera organizzata e senza un sistema di promozione integrato, resteranno solo potenzialità inespresse”. Rilevante anche la proposta di un turismo rurale educativo: “Ci sono bambini nelle metropoli che non hanno mai visto una mucca. Perché non costruire percorsi turistici dedicati ai più piccoli, per avvicinarli alla terra, agli animali, alla vita vera? Sarebbe un modo per creare reddito, ma anche per piantare un seme nelle nuove generazioni”. Infine, un richiamo all’importanza del coinvolgimento reale delle categorie agricole nella stesura dei bandi: “Se nei tavoli tecnici non c’è chi rappresenta davvero gli agricoltori, i bandi sono inadeguati. Non si può fare agricoltura dietro a una scrivania. Serve partecipazione, ascolto, competenza sul campo”. Il suo appello finale ha ribadito una visione chiara: “L’agricoltura può ancora dare lavoro e dignità, ma bisogna crederci. Servono investimenti strutturali e visione a lungo termine. La politica deve scegliere: o abbandona definitivamente le aree interne, oppure ci mette mano, con coraggio e coerenza. Noi come CIA siamo pronti a fare la nostra parte”.