- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Sulla vicenda Gesesa il voto della maggioranza ha mortificato le aspettative dei cittadini beneventani”. Italo Di Dio con Anteprima24 torna sulle decisioni assunte dal Consiglio comunale di venerdì e attacca la compagine di governo. Per l’esponente dell’opposizione, infatti, prima di ogni scelta, era giusto attendere il voto sul referendum richiesto dal comitato sannita Acqua Bene Comune. “Dobbiamo tenere presente che il Comitato ha agito seguendo l’iter indicato dallo statuto di palazzo Mosti. Rispettando le procedure previste dal nostro statuto, è sceso in piazza e ha raccolto le firme di ben 3250 beneventani. Sottolineo pure che sette consiglieri comunali hanno sostenuto questa iniziativa (ora al vaglio del difensore civico regionale) autenticando le sottoscrizioni. Per una forma di rispetto nei confronti del Comitato, dei cittadini che hanno firmato per la consultazione e delle regole che noi come istituzione ci siamo dati, attendere l’esito del percorso referendario era cosa buona e giusta. Dico di più: era un atto doveroso, ancor di più perché da tempo si parla della rottura del rapporto di fiducia tra rappresentati e rappresentanti. Né posso accettare le parole del sindaco che sul punto si è limitato a ricordare che il referendum è consultivo e non deliberativo. Cosa sottintendono quelle parole? Che all’amministrazione comunale non interessa affatto il pensiero della cittadinanza? Una cosa gravissima”.

Ma per Italo Di Dio c’è un ulteriore aspetto meritevole di riflessione. “Si è parlato di delibere tecniche ma il valore delle delibere approvate in Consiglio è tutto politico. Prima la proroga dell’affidamento del servizio, poi l’ampliamento delle competenze della Gesesa a cui è stata affidata la progettazione del depuratore, infine la proroga della società al 2050 e un aumento di capitale dal quale il Comune già si chiama fuori riducendo la propria quota di partecipazione. Questa serie di atti amministrativi, per quanto frammentata, risponde a un solo obiettivo: proporre la Gesesa come gestore unico per il servizio idrico integrato. Ma la Gesesa è una società del gruppo Acea e quindi a maggioranza a capitale privato. Ecco perché non si può sostenere l’estraneità della proposta referendaria – volta a riaffermare la proprietà pubblica dell’acqua – rispetto alle decisioni determinate dal Consiglio”.

Ma per i cittadini beneventani, oltre al danno conclude il consigliere di minoranzasi aggiunge la beffa. In termini di riduzione delle tariffe, miglioramento del servizio e qualità dell’acqua, le delibere approvate non favoriscono in alcun modo gli utenti. Da questa situazione, l’unico a trarne vantaggio è il gruppo Acea. Il Consiglio ha infatti approvato un aumento di capitale non dettato dalla necessità di ampliare gli investimenti in termini di manutenzione delle reti idriche o di opere di miglioramento del servizio ma finalizzato a consentire l’ingresso di non si sa quali Comuni irpini, attraverso l’acquisizione di quel pacchetto di azioni oggi mollato dal Comune di Benevento. Comuni che a loro volta, dovrebbero poi concedere l’affidamento del servizio idrico alla stessa Gesesa per consentire in tal modo, sempre alla stessa società, di proporsi come gestore unico del servizio idrico integrato. L’interesse pubblico, in tutta questa vicenda, resta sullo sfondo. Come se noi non fossimo consiglieri comunali ma azionisti di Acea”.