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Sarà presentato anche a Benevento, il 18 gennaio presso il cinema/teatro Massimo, “Un giudice ragazzino”, cortometraggio che vuole essere un omaggio al Giudice Rosario Livatino.

Nato come romanzo illustrato di Salvatore Renna, il cortometraggio affronta temi come la giustizia, la mafia, il bullismo e la verità.

La sceneggiatrice beneventana Marika A. Carolla ha ripreso il valore della narrazione scritta portando alla luce il valore del riscatto e del cambiamento che scaturisce da parte di Rosario, il giovane protagonista della storia.

Diretto dal regista spinazzolese Pierluigi Glionna il cortometraggio è stato girato in Puglia, coinvolgendo in modo particolare i territori di: Spinazzola, Minervino Murge e Palazzo San Gervasio. “Un giudice ragazzino” è un cortometraggio autofinanziato attraverso la piattaforma di Crowdfunding e dai membri della troupe, tutti giovani studenti della Roma Fil Academy (accademia di cinema situata a Cinecittà Studios).

Trama

Rosario un bambino siciliano di soli dieci anni, venuto a conoscenza della storia di questo uomo, si interroga sul senso e il significato della parola: giustizia. Sarà il padre Giordano, giovane architetto, a spiegargli che la giustizia è una virtù. La volontà attraverso la quale, ognuno rispetta i diritti dell’altro secondo la legge e la ragione. Un giro di parole molto complesso per il piccolo Rosario, che invece, imparerà sulla sua pelle tra i banchi di scuola a mettere in pratica tale “ordine”. Si impegnerà a far rispettare i suoi compagni e se stesso, oltre l’omertà iniziale di alcuni educatori, contro l’operato di Bartolo e altri bulli della sua classe.
Rosario mantiene fede al suo innato senso civico e sociale, lotta affinché sia bandita ogni sorta di ingiustizia anche se minima, perché la mafia ha inizio dove essa regna.
Rosario: “giudice ragazzino” diverrà magistrato, giurerà la sua fedeltà alla Costituzione e perdonerà, l’assassino di suo padre semplice.

Un giudice ragazzino è quindi la storia di una famiglia semplice, fatta di uomini che lavorano per il bene della comunità, di donne, mogli e madri che lottano affinché prevalga nella vita dei propri figli la giustizia e il rispetto. Un giudice ragazzino è il realismo, privato del velo di ipocrisia e di omertà. Il dolore, la solitudine e l’abbandono a cui è relegato chi sceglie di denunciare e opporsi alla mafia. Questa è la storia di chi trova il suo riscatto, e la speranza concreta di continuare con forza a credere nello Stato e nelle leggi.
La mafia non si sconfigge con il silenzio e l’indifferenza, ma solo con il coraggio e la potenza della parola.
Rosario questo lo ha capito sulla sua pelle, a partire dalle piccole ingiustizie subite a scuola. Rosario è tutti noi, e tutti noi siamo lui. L’unico valore di cui ciascun individuo non potrà essere privato sarà la speranza di debellare il male, per il bene di tutti.