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Benevento – Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa di Giuseppe Nenna, coordinatore Ditaubi, il servizio di formazione all’impegno civile e politico.

La cosa che più sorprende dell’ormai ultradecennale proposta del prof. Antonio Iavarone di insediare a Benevento, grazie alla sua più che evidente e consolidata reputazione mondiale, un centro di ricerca biotecnologica di livello assoluto con annessa clinica medica che operi sul versante della medicina di precisione, dall’ampio alveo delle patologie tumorali, cioè meno invasiva ed anche radicalmente meno costosa per i pazienti ed i rispettivi congiunti, è il sostanziale disinteresse mostrato dalla città e dal territorio, forse più impegnato a fare il censimento delle buche stradali e delle erbacce spontanee per carenza di manutenzione, piuttosto che applicarsi ad una idea di futuro in grado di contrastare o attenuare gli effetti della fuga di intere generazioni: quasi come mettersi il futuro alle spalle, con implicita citazione di un gigante dell’esplorazione della dimensione politica qual è stata Hannah Arendt. 

Considerato il rischio più che concreto di dimezzamento della popolazione stabile residente in capo ad un decennio, fino a ridursi a 30.000 abitanti o giù di lì, anziani in larga prevalenza e progressivamente meno forniti di pensioni e redditi sufficienti, anche in ragione del contestuale deprezzamento degli immobili che sovente hanno funzionato da vera integrazione di una base fissa, spesso più che adeguata e molto spesso da impiego pubblico.

Ancora lunedì scorso Antonio Iavarone, Medical Director dell’Institute for Cancer Genetics presso la Columbia University di New York e scienziato tra i più citati a livello internazionale, nonché stabilmente tra i primi 40 italiani di ogni disciplina, invitato dall’Università del Sannio per una conferenza sui suoi temi di ricerca, ha ribadito il suo impegno, che da solo precostituirebbe le basi di un radicale e qualificato rovesciamento di prospettiva, rapidamente in grado di invertire una tendenza oggi inesorabilmente orientata al declino inarrestabile. 

Comprensibilmente il prof. Iavarone ha ancora una volta denunciato l’inerzia dei decisori politici e quella almeno analoga dell’opinione pubblica locale, sostanzialmente afasica ed incapace di qualunque sussulto, nonostante sia già dimostrato in micronesimi il suo contributo alla crescita di competenze locali formate grazie ad accordi marginali tra il suo centro di ricerca newyorkese con UNISANNIO, sebbene limitati al solo ambito del calcolo computazionale che, per fare un esempio molto banale: 

1. costituisce la base sia per le attività di screening su ampia scala delle sequenze geniche cui applicare protocolli personalizzati di profilassi preventiva, a riduzione del rischio di attecchimento dei blastomi più aggressivi e mortali;

2. sia e persino di più, centrato sulla possibilità di specializzare interi team nella realizzazione di algoritmi a servizio dell’intelligenza artificiale applicata alla ricerca biomedica, come un altro ricercatore ed imprenditore italiano di una delle più belle startup fintech a capitale tutto tricolore con sede a Londra, Antonio Simeone, potrebbe spiegare molto meglio di quanto si sia qui in grado di proporre [parliamo di investimenti attesi nel settore specifico del peso di miliardi di € a livello globale già nei prossimi tre anni].

La valenza e l’impatto di una tale realizzazione significa centinaia di volte di più di un insediamento logistico o produttivo di tipo manifatturiero misurabile, oltre che in occupati diretti di altissimo ed alto profilo a standing internazionale, di personale diretto ed indotto nell’ambito paramedico e sempre di alto livello professionale, come anche l’inversione del verticale deprezzamento del patrimonio immobiliare privato e pubblico locale, oltre a quello indotto nell’ambito dell’ospitalità, del congressuale e di quanto si muove – per fornire un riferimento concreto – in alcuni centri milanesi noti ai più, dal San Raffaele a San Donato o ad una Humanitas.

Senza tirare in ballo il beneficio diretto e rapidissimo sul sistema universitario beneventano i cui dipartimenti e corsi di laurea o specializzazione godrebbero di un immediato riflesso positivo, disponendo già oggi delle competenze necessarie ad accompagnare un processo così impostato. Altresì in considerazione dell’avanzamento dell’alta capacità Napoli Bari che significherà disporre di un collegamento con Napoli in metro regionale in un tempo di percorrenza inferiore ai 50 minuti nel giro di un triennio o della meno prossima agibilità del raddoppio della Telese – Caianello che, stando a quanto ripetutamente dichiarato e divulgato, sarebbe già ampiamente incardinata e prefinanziata, sebbene in tempi di realizzazione più lunghi, nonostante la relativa semplicità del tracciato che non richiederebbe trafori e non incontra particolari asperità morfologiche.

Ora se è così chiaro il beneficio win-win di questa operazione si pongono almeno due domande:

1. perché la politica locale ha preferito dormire, se si eccettua qualche pur lodevole per quanto insufficiente iniziativa di Carmine Nardone da presidente dell’Amministrazione Provinciale, per un breve periodo affiancato da Pasquale Viespoli, senatore e sottosegretario di stato al dicastero del lavoro all’epoca retto da Bobo Maroni ma nella sostanza ministro operativo;

2. perché l’intollerabile cecità amministrativa permette di intervenire su un asset immobiliare già pronto e solo da riconvertire, peraltro già dotato di conforme destinazione d’uso, come l’immobile ex-INPS di via Calandra, autorizzandone la  demolizione con riconversione nell’ennesimo inutile centro commerciale e sovrappiù di residenze extralusso – almeno a progetto – invece d’imporre il mantenimento della destinazione d’uso spingendo per un investimento molto più lucroso per la proprietà ed in grado di produrre un impatto di lungo periodo, senza distruggere – piaccia o no – uno dei pochi edifici recenti espressivi di originalità architettonica.

Qualche risposta può essere azzardata ed ha molto a che fare con un’angusta e regressiva interpretazione della funzione assegnata al governo amministrativo ed a quello politico di più alto rango, che voglia fino in fondo assumersi la responsabilità d’immaginare concrete ipotesi di proiezione nel medio e lungo termine, del territorio ampio prim’ancora che della sola città: 

a meno che ci si dichiari, implicitamente od esplicitamente, già rassegnati alla sua desertificazione sociale ed economica, segno non controvertibile del suo più che ovvio ridimensionamento per riduzione all’irrilevanza. Nonostante premesse che indurrebbero prospettive del tutto opposte, ove poste quale obiettivo e realizzate”.