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“Benevento, la città della storia ritrovata” e ancora “Benevento dove ogni pietra racconta una storia, ogni strada nasconde segreti, ad ogni passo è un viaggio nel tempo”: queste sono le parole che troneggiano sull’edificio in Piazza Arcivescovo Pacca, o Piazza S. Maria che dir si voglia ovvero, sul Terminal più inutile che si potesse immaginare. – così in una nota Lucio Lonardo, Commissario cittadino di Forza Italia.

“Non sappiamo a quale delle pietre il sommo poeta mastelliano faccia riferimento ma sicuramente questo manufatto cementizio rende edotto sulla ennesima presa per i fondelli, ma possiamo dire anche per “culo”, ( visto che De Luca ha definitivamente sdoganato il vaso di Pandora delle volgarità in politica, atteso il suo aulico e ‘crozziano’ dialogo istituzionale con la Premier), verso i cittadini beneventani che appaiono, a questo punto, sempre più cornuti e mazziati!

Sulle cisterne per le acque reflue – Ma quale storia ritrovata se voi l’avete sì ritrovata ma poi seppellita profanando tombe, (e la cosa la pagherete perché la storia insegna che c’è una sorta di maledizione a vita a fare questo), e inserendo tra affreschi e ruderi di interesse storico cisterne e serbatoi atti alla raccolta di acque reflue bianche e nere. Di certo questo ennesimo “scarrupizio”, con cui avete inteso ulteriormente cafonizzare una città d’arte, che solo come manufatto cementizio, neanche come pietra racconterà una storia, una storia fatta di una nuova generazione di barbari che ha scoperto che si fanno più danni erigendo che radendo al suolo, sono gli Attila del terzo millennio!

Affinchè non vi fosse alcun dubbio sui loro intenti e sul proprio senso estetico, ecco serviti i giardini di Versailles rivisitati a Ceppaloni e tramutati in una sorta di Valle degli Orti con lauro cesareo, salvia, rosmarino, roselline da bordura tutti ammassati in solchi come nella migliori tradizioni agricole e addirittura nespoli, alberi da frutta che ci azzeccano ben poco con i centri storici.

Una città devastata dalle nuove opere – Come si vede un’altra devastazione di luoghi emblematici della Città dopo la Piazza degli impiccati a Piano di Corte e dopo il lapidario o l’ossario, non si capisce bene, all’Arco Traiano, sembra su progetto dell’Architetto Mainolfi di Casal di Principe, e dopo il Piso Pisello del Museo Diocesano. Vorrei suggerire, al comico e satirico poeta di quelle scritte, di sostituirle a sinistra con un più classico “sic transit agricola mundi”, magari potrebbe ospitare anche Campagna amica, e a destra con un “Jatevenne” storica sigla di una lista civica cittadina del dopo DC, che invitava alcuni personaggi di spicco dell’epoca a tornare appunto tra i campi.

Chiosa finale sui compensi da capogiroIdea peregrina, invero, perché, come dimostrano gli ultimi accadimenti della formazione politica del Sindaco, il collante non è più l’appartenenza di progetto che si è poi rivelato essere solo un patto scellerato per la Città ma piuttosto lo sono esclusivamente i compensi economici da capogiro per cui alla fin fine “Benevento vale bene una messa”.