Minuto alla mano, il signor Leone di Barletta che ieri ha diretto Benevento-Sorrento ad un certo punto ha quasi rischiato di trascorrere più tempo davanti al monitor del Football Video Support piuttosto che sul meraviglioso prato del “Vigorito”. Per ben quattro volte la giacchetta nera ha chiesto o è stato obbligato a ricorrere all’aiuto “da casa” come nel più classico dei quiz percorrendo il tragitto che lo ho portato davanti lo schermo per rivedere quanto era successo. Un tempo molto più lungo dei miseri 6 minuti di recupero concessi nel concitato finale di un match durante il quale si è visto tutto e il contrario di tutto. Accolto come salvatore della patria per limitare gli errori arbitrali che in C abbondano come le auto sul Grande Raccordo Anulare di Roma nell’ora di punta, il Fvs si sta rivelando un autentico terno a lotto. Il motivo lo ha spiegato ieri con molta onestà anche Mirko Conte, allenatore del Sorrento: “Il var in C – ha detto – può essere utile ma deve essere accompagnato da altre immagini. Va perfezionato”. Perché appare chiaro che la moviola che viene mostrata all’arbitro, se è presa da una prospettiva unica e magari anche fornendo immagini di scarsa qualità, fa correre il serio rischio solo di rimescolare in maniera pessima quanto percepito dall’arbitro in diretta magari a due passi dall’azione.
Una cosa è certa: così non va. Se il contributo fornito dal Fvs rimarrà questo, forse è “calcisticamente” più consono accettare la decisione del direttore di gara adottata in presa diretta quanto piuttosto perdere un tempo infinito davanti ad uno schermo con immagini che non hanno spesso la capacità di fare capire senza ombra di dubbio cosa è successo. Il grido di allarme si sta levando da tantissime parti perché così il rischio è quello di fare diventare la decisione finale una vera e propria “Ruota della Fortuna”. All’Aia il compito di studiare gli opportuni correttivi per uno strumento che fino ad ora non ha affatto raggiunto l’obiettivo sperato e ne tantomeno spento le polemiche.
