- Pubblicità -
Tempo di lettura: 6 minuti

Da quando il sindaco Clemente Mastella ha cominciato a parlare di dimissioni, spalancando così le porte all’ipotesi del voto anticipato per palazzo Mosti, il nome di Erminia Mazzoni ha fatto irruzione nei pensieri e sui taccuini dei retroscenisti. Di più: per tanti addetti ai lavori quello dell’ex europarlamentare si presenta come il profilo ideale da contrapporre all’ex Guardasigilli. Perchè potenzialmente capace di attrarre i delusi da Mastella – per un anno, fino alla rottura del 2017, è stata il suo vice -; perchè la sua cultura centrista e cattolica ben si sposerebbe con l’anima moderata della città; perchè non è un mistero che la sua candidatura farebbe breccia anche tra il popolo del centrosinistra beneventano; perché sarebbe un elemento di novità e rottura con il passato, considerato che il capoluogo sannita attende ancora l’elezione del primo sindaco donna.

Erminia Mazzoni prende atto delle attenzioni e ringrazia. Ogni altro ragionamento, però, è da considerare prematuro: “Posso solo dire che sono sempre stata scettica nei confronti delle auto candidature”. L’unico passo, allora, è per tenere a distanza le voci che raccontano di un dialogo in corso tra lei e i vertici del Pd sannita: “Non esiste alcuna trattativa”. Il feeling con Vincenzo De Luca, invece, sembra resistere all’usura del tempo: “Il suo bilancio presenta più luci che ombre”. Il nostro confronto, però, non poteva non partire dalla stringente attualità politica.

Onorevole, domani Clemente Mastella rassegnerà le dimissioni dalla carica di sindaco. Un atto che ufficializzerà la crisi dell’amministrazione comunale. Che idea si è fatta delle vicende che hanno determinato questa situazione?

“Le dimissioni dovrebbero essere l’atto finale del percorso di verifica della tenuta di una maggioranza. Per questo, nella norma, si danno non si annunciano. Certo, anche la severità dei toni e dei contenuti delle dichiarazioni del sindaco farebbe pensare a una grave situazione di squilibrio non solo politico-amministrativo, ma anche relazionale. Per me è incomprensibile la decisione di allungare i tempi della crisi, aprendola fuori dai luoghi istituzionali e al di là delle previsioni della legge. L’attesa non fa che aumentare il grado di instabilità della città”. 

Potremmo parlare di ‘crisi atipica’: di fatto, è il sindaco – constatate alcune dinamiche interne ai gruppi che lo sostenevano – a sfiduciare la sua maggioranza e non il contrario. E’ la presa d’atto di una situazione di difficoltà non più recuperabile o una scelta legata a un preciso calcolo politico? 

“In realtà come tutte le crisi anche questa certifica la impossibilità di proseguire l’azione amministrativa per problemi dentro la maggioranza di governo. Il Sindaco gioca d’anticipo, per dettare i tempi della verifica,  al fine di evitare l’eventuale commissariamento dell’ente e candidarsi nuovamente. Quindi un preciso e non celato disegno politico. Unica atipia è forse la natura della crisi, difficile da definire. È poco credibile che un uomo politico della esperienza di Clemente Mastella possa soccombere alla mediazione che il ruolo impone. Soprattutto considerando che la maggioranza dei consiglieri eletti, pur frammentandosi in gruppi consiliari diversi, ha sempre dichiarato fedeltà al vertice”.

Mentre le dimissioni sono da considerare una certezza, almeno stando alle ultime dichiarazioni del sindaco, resta l’interrogativo su cosa accadrà al termine dei venti giorni di riflessione che la legge concede al proprio cittadino per confermare o ritirare la sua decisione. Cosa prevede Erminia Mazzoni? Mastella tornerà sui suoi passi o porterà Benevento al voto anticipato? 

“L’unica certezza è che, 2020 o 2021, i cittadini saranno chiamati a decidere. E allora, al di dello spettacolo di questi giorni allestito fuori le mura del municipio, credo che la città debba prepararsi a scegliere valutando quanto sia stata capace e produttiva questa amministrazione, considerato che lo stesso sindaco fa un bilancio dei suoi 4 anni, che è per lo più fatto di cose da realizzare che non di risultati prodotti”.

Lei è stata protagonista della primissima fase di questa esperienza amministrativa. Evidentemente, aveva visto qualcosa di positivo nella proposta politica incarnata da Clemente Mastella. Cosa non ha funzionato? 

“La differenza di metodo e di obiettivi tra me e il Sindaco. Per fare qualche esempio: se ti insedi al momento della chiusura dei cantieri, i nastri si tagliano in due, se un’opera da lungo attesa e necessaria è stata deliberata da chi c’era non puoi bloccarla per attribuirtene i meriti, se fai una scelta di priorità tra un teatro e un evento, è legittimo, ma te ne assumi pubblicamente la responsabilità, se hai una programmazione finanziaria aggiuntiva, grazie alle risorse europee, dentro ci metti un disegno strategico per lo sviluppo della città e non ripeschi opere promesse nel piano triennale dei lavori pubblici, etc…. Inizialmente avevo creduto nella bontà delle intenzioni, visto che la proposta di assumere l’incarico in giunta è nata ad elezioni avvenute e vittoria conseguita. Quindi fuori dalle logiche negoziali che preparano il voto. Pochi mesi e le differenze di sempre si sono riaffacciate fino a diventare frattura, quando mi è stata posta come condizione alla permanenza in giunta l’impegno personale e amministrativo per le elezioni politiche”. 

In caso di voto anticipato, di elezioni già nella prossima primavera, Mastella ha già fatto sapere che sarebbe ricandidato. Si cerca lo sfidante e il nome di Erminia Mazzoni circola con insistenza tra gli addetti ai lavori. E’ una ipotesi a cui sta pensando quella della candidatura a sindaco? E in caso di risposta affermativa, sarebbe disponibile a guidare una coalizione di centrosinistra che avrebbe il proprio baricentro nel Partito Democratico?

“Ringrazio gli “addetti ai lavori” per la fiducia. Smentisco ogni trattativa con il PD. Posso solo dire che sono sempre stata scettica nei confronti delle auto candidature, perché creano un vulnus nel rapporto candidato/elettore: il primo sbilanciato su se stesso, il secondo deresponsabilizzato”.

Intanto una scadenza elettorale certa l’abbiamo già: in primavera si voterà per palazzo Santa Lucia. Nella scorsa campagna elettorale decise di sostenere Vincenzo De Luca, il governatore si è guadagnato la sua ‘personale’ riconferma?

“Direi che il bilancio ha più luci che ombre. E aggiungerei che De Luca anche nel governo regionale ha dimostrato carattere. La Campania ha bisogno di coraggio e determinazione. Certo, per ridare fiducia per altri 5 anni, sposterei un po’ di questa forza verso aree del territorio e temi che, a mio avviso, hanno avuto un’attenzione non adeguata. Importante ora capire quali siano le proposte di governo alternative. Un dato già acquisito è che, in una metà campo, si sta tentando di aprirsi alla cultura popolare, nell’altra i numeri e gli annunci sembrano spostare l’asse sempre più all’estrema destra. E se è vero che la Regione, ancora oggi e nonostante i tanti tentativi di riforma, rimane un ente di decentramento amministrativo, quindi meno condizionato dalla visione politica, è pur vero che la cultura che anima il suo governo non può non avere un peso”.