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Dall’esito – deludente – delle ultime consultazioni regionali fino alle prossime elezioni amministrative passando per le tensioni interne al Movimento Cinque Stelle e per la imminente visita – annunciata per novembre – del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e per le questioni programmatiche che più da vicino interessano il nostro territorio.

Sono tanti i temi toccati nel confronto con il deputato pentastellato Pasquale Maglione. L’incipit, ovviamente, è dato da quanto accaduto poche settimane fa in Campania.

Onorevole, il calo di consensi, anche nel Sannio, è stato consistente per il Movimento Cinque Stelle. Nel 2018, alle politiche, raccoglievate oltre il 40% dei voti; nel 2019, alle Europee, la soglia scendeva al 27,7%; oggi siete poco sopra il 9%: pagate solo il dato nazionale, e dunque le dinamiche di governo, o c’è pure un mea culpa territoriale da fare?

“Non sono tra quelli che qualunque sia il risultato si dichiara vincente. Le amministrative sono state sempre un punto debole per il Movimento 5 Stelle e non a caso, nel percorso di riorganizzazione appena iniziato, affronteremo anche come superare questa criticità. C’è da sottolineare, però, il fisiologico calo di consensi nel momento in cui si approda al governo. Nel nostro caso va considerato che il risultato del 2018 è stato frutto di un voto molto ampio e trasversale che necessariamente non poteva convivere con tutte le scelte fatte.
A questo va aggiunto anche un’iniziale difficoltà nel comunicare ai cittadini i provvedimenti approvati. Abbiamo tenuto fede a molti degli impegni programmatici assunti: reddito di cittadinanza, spazzacorrotti, taglio dei parlamentari, solo per citarne alcuni. Sul piano territoriale, certamente si può sempre fare di più, ma a differenza di un racconto che ci vuole poco presenti, stiamo cercando di portare avanti diverse iniziative e alcune di queste sono già realtà”.

Ad esempio?

“Ne cito qualcuna: al Ministero dei Trasporti, dopo decenni di buone intenzioni, c’è un tavolo di confronto, voluto dal Ministro Toninelli, per il passaggio della ferrovia Valle Caudina a RFI; sempre Toninelli ha permesso di sbloccare i lavori per il raddoppio della Caianello; la discussa governance del Consorzio Agrario è stata cambiata, grazie ai Ministri Di Maio e Patuanelli; stiamo sostenendo l’attivazione di un Contratto di Sviluppo Istituzionale per il Sannio e ricordo che in quello della Capitanata, che interessa Foggia e provincia, l’unico progetto non pugliese inserito è quello inerente la parte finale della Fortorina; abbiamo inoltre evitato la chiusura del presidio ospedaliero di Sant’Agata de’ Goti. A ciò vanno aggiunte le cifre che dal Governo stanno arrivando ai Comuni e alla Provincia, grazie alle quali è possibile fare interventi sulle strade e sulle scuole. Si può fare sicuramente di più, c’è una cosa, però, che dobbiamo cominciare a fare e su cui siamo molto carenti: essere meno severi con noi stessi”.

Da un’elezione all’altra: l’attenzione è già alta per le amministrative del 2020. Nei giorni scorsi, dal ministro per gli Esteri Luigi Di Maio sono arrivate indicazioni importanti. Ha parlato di alleanza con il Pd sui programmi: è una strada percorribile anche qui a Benevento, pensando alla sfida per palazzo Mosti?

“C’è una unica certezza in città: bisogna creare una alternativa seria al disastro amministrativo perpetrato dall’attuale sindaco. Le alleanze si costruiscono su delle basi comuni e sicuramente l’esperienza di governo può rappresentare un punto di partenza. Il punto di arrivo, però, presuppone che ci sia una condivisione più ampia, un confronto aperto e trasparente con tutte quelle forze civiche e politiche che intendono prendervi parte, col fine di definire una programmazione razionale che guardi al futuro del capoluogo. Le alleanze sono una possibilità che ci siamo dati come Movimento ma, territorio per territorio, è necessario valutarne la fattibilità”.

Restando sulle parole di Di Maio, sono arrivate critiche feroci da Piernicola Pedicini. La sensazione è che le strade del Movimento Cinque Stelle e dell’europarlamentare siano destinate a separarsi a breve. Ci sbagliamo?

“Non posso rispondere io per l’amico Pedicini ma sicuramente posso rilevare che in questi mesi non ha fatto sconti all’operato governativo. Non le so dire se ci saranno scissioni o meno. Quello che invece posso dirle è che per fine novembre il Movimento, nella sua interezza, avrà discusso del proprio futuro e definito un nuovo orizzonte. Fatto ciò, ognuno, liberamente, sceglierà se farne parte o meno”.

Si può ancora scansare il pericolo scissione?

“Personalmente penso che una sintesi tra le varie anime vada auspicata, ricercata e conseguita. Il luogo per confrontarci saranno gli Stati Generali e lasciamo che tutti coloro che formano il Movimento, in quel contesto, possano dire la propria”.

La notizia è recente: nel mese di novembre dovrebbe arrivare in città il presidente del Consiglio Conte. L’iniziativa è stata presa dai vescovi delle aree interne e va sicuramente applaudita. Ma un dubbio sorge: il protagonismo della Chiesa non è una risposta all’assenza della politica?

“Ritengo che ognuno, per ciò che gli compete, debba fare la propria parte per cercare di migliorare le condizioni del proprio territorio e dei cittadini che rappresenta. Quindi se la Chiesa, con i suoi rappresentanti, si fa portatrice degli interessi della collettività è giusto che incontri i rappresentanti dello Stato. Del resto, io stesso quando mi trovo ad affrontare problematiche territoriali, partecipo a incontri di questo tipo, in una ottica di reciproca sussidiarietà. Non ritengo, quindi, che l’iniziativa della Chiesa sia frutto di una latitanza della politica e nemmeno che la politica, quella seria e propositiva, possa svolgersi esclusivamente attraverso i rappresentanti delle istituzionali repubblicane. Le nostre interlocuzioni con il presidente Conte, hanno sicuramente meno visibilità perché sono coerenti con il ruolo ricoperto. Assicuro, però, che sono costanti e puntuali e riguardano temi cruciali per il nostro territorio come il completamento della Fortorina e l’attivazione del Contratto di Sviluppo Istituzionale per il Sannio. Accolgo, quindi, con piacere che il Presidente abbia accettato l’invito dei vescovi e devo dire che la cosa non mi sorprende perché – com’è nel suo stile – è sempre ben lieto di entrare in contatto diretto con le realtà territoriali soprattutto quelle delle aree interne”.