- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Napoli – “Non posso sopportare che chi ha ucciso mio padre possa andare a fare anche un provino per giocare al calcio. Sono le parole rilasciate all’Ansa da Marte Del Prete, figlia di Franco, il vigilante aggredito a bastonate all’esterno della stazione della metro di Piscinola a Napoli il 3 marzo 2018 e deceduto all’ospedale Cardarelli dopo 12 giorni di agonia. Dopo il permesso premio per festeggiare per alcune ore il 18esimo compleanno, Ciro U., uno dei tre aggressori di “Ciccio”, condannati in primo grado a sedici anni e mezzo di reclusione, ha avuto la possibilità di effettuare un provino per una squadra di calcio sannita e di andare a pranzo con i genitori in un ristorante vicino al carcere minorile di Airola. 

“Si sostengono sempre di più i diritti dei detenuti, ma dove sono finiti invece i diritti delle vittime e delle famiglie di chi è stato ucciso, di coloro a cui è stato negato il diritto alla vita?” commenta amareggiata la figlia. Ciro U., che negli anni scorsi giocava a calcio a livello agonistico, ha effettuato nei mesi scorsi un provino per una società di Benevento nell’ambito del percorso di riabilitazione per i detenuti minori. Per Marta tuttavia “la linea che separa la riabilitazione da comportamenti ridicoli è diventata veramente sottile: esce dal carcere e va a fare il calciatore? Questa è follia, non posso sopportare che chi ha ucciso mio padre possa andare a fare anche un provino per giocare al calcio malgrado sia accusato di essere un assassino. Per me lui deve scontare 16 anni e mezzo dentro il carcere”

Sulla vicenda sono in corso gli accertamenti degli ispettori inviati dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. I cinque permessi, sottolinea l’avvocato Nicola Pomponio, sono stati richiesti direttamente del suo assistito e approvati dal giudice dopo aver letto il parere del personale del carcere di Airola.