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Non è solo una corsa. Non è solo una sfida. È un viaggio. E quello di Francesco Cotugno è stato un viaggio fatto di sacrifici, rinunce, disciplina, lacrime e sorrisi, partito un anno fa da una Sprint da 5 km e 20 ostacoli, e arrivato oggi alla sua prima Beast: 21 km e 30 ostacoli, cuore e muscoli spinti fino al limite.

Un anno fa, conclusa la sua prima Spartan Race, fu il coach Adriano Fragnito a lanciare la provocazione:
L’anno prossimo ti voglio con me alla Beast.”
Francesco, incredulo, rispose:
“Tu sei pazzo. Io non ho nessuna intenzione di farmi ammazzare.”
Eppure, oggi, quella follia è diventata realtà: Trifecta completata, di categoria su 75 atleti, 40° assoluto su 624 partecipanti.

Ma questo risultato non nasce solo dai muscoli. Nasce dalla forza mentale, dalla tenacia, da notti insonni e mattine gelide, da allenamenti durissimi e pasti misurati. È una storia di resilienza vera, costruita giorno dopo giorno con una squadra al suo fianco:
Emanuela Simona, la nutrizionista che ha ricostruito la macchina partendo dal carburante;
Dario Bufardeci (Human Zero), osteopata e posturologo che ha “riacceso” il corpo quando sembrava cedere;

Il coach Adriano Fragnito della palestra Samnium Training non è solo un allenatore. È una guida silenziosa ma instancabile, un punto fermo in mezzo alla tempesta, l’uomo che trasforma il sudore in risultati e le paure in coraggio. È stato lui, con sguardo deciso e parole giuste al momento giusto, a guardare Francesco negli occhi un anno fa e a vedere quello che nemmeno lui riusciva ancora a vedere: un atleta, un guerriero, un finisher.
Ma Adriano non si limita a motivare: vive ciò che insegna.

Nel solo weekend della Spartan di Misano ha completato lui stesso le tre gare, 21 km, 10 km e 5 km, dimostrando che l’esempio è la più grande forma di leadership.
Un’impresa che lo porterà a novembre 2025 a rappresentare l’Italia ai Mondiali Spartan di Abu Dhabi, insieme ai suoi fedelissimi Fabio Romano, Ludovica Peri e ovviamente Francesco Cotugno. Ma con lui a completare la squadra c’erano anche i suoi compagni di fango Fabio Romano e Ludovica Peri che si sono cimentati nella gara Super 10 km e 25 ostacoli.

Ma il grazie più profondo, lo dice con gli occhi lucidi, è per sua moglie, Valeria Salvatore.
La compagna di ogni follia. Quella che ha sopportato i “no”, le assenze, le rigidità alimentari, gli sbalzi d’umore, le insicurezze e le paure. “Senza di lei – dice Francescotutto questo avrebbe avuto molto meno senso”.

“Questa gara non è solo mia. È di tutti quelli che hanno creduto in me. Io oggi ho vinto perché non ho mai corso da solo.”
La Spartan Race non è solo una competizione. È un’esperienza di vita, è guardarsi allo specchio e riconoscersi diversi, più forti, più veri. E oggi Francesco, dopo un anno, può dire di aver riscoperto un nuovo se stesso, più consapevole, determinato e pieno di gratitudine.

AROO!