- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Benevento – Il 19 gennaio 2017 l’allora Dirigente dei Servizi Sociali, arch. Vincenzo Castracane, con una disposizione di servizio, trasferiva la dott. Annamaria Villanacci presso l’Ufficio Anagrafe.

È da ricordarsi che la Villanacci, alla metà del dicembre precedente, era stata rinviata a giudizio (insieme a Luigi Scarinzi, consigliere comunale ora in Forza Italia, all’epoca dell’indagine condotta da Giovanni Tartaglia Polcini, Assessore ai Servizi Sociali, Giovanni Musco, dipendente di una cooperativa, e Angelo Piteo della Modisan). Diverse le accuse per la Villanacci: abuso d’ufficio e falso, abuso d’ufficio per l’affidamento alla Modisan con più proroghe, del servizio di pulizia ed igiene ambientale del cimitero.

Con disposizione di servizio del 7 dicembre 2012 il neo-Dirigente, Alessandro Verdicchio, disponeva il rientro della Villanacci «presso il Servizio Servizi Sociali in via dell’Università per lo svolgimento di mansioni corrispondenti a quelle in precedenza espletate». Sinceramente riesce difficile comprendere il senso di questi provvedimenti contraddittori.

Una sentenza (T.A.R. Puglia – sez. staccata di Lecce: Sezione II n. 01655/2002) legittimerebbe finanche lo sospensione per motivi cautelari del dipendente rinviato a giudizio. In ogni caso l’art.3 della Legge 97/2001, in materia di trasferimento a seguito di rinvio a giudizio del pubblico dipendente, stabilisce che «l’amministrazione di appartenenza lo trasferisce ad un ufficio diverso da quello in cui prestava servizio al momento del fatto, con attribuzione di funzioni corrispondenti, per inquadramento, mansioni e prospettive di carriera, a quelle svolte in precedenza. L’amministrazione di appartenenza, in relazione alla propria organizzazione, può procedere al trasferimento di sede, o alla attribuzione di un incarico differente da quello già svolto dal dipendente, in presenza di evidenti motivi di opportunità circa la permanenza del dipendente nell’ufficio in considerazione del discredito che l’amministrazione stessa può ricevere da tale permanenza».

In virtù di queste indicazioni, ci pare francamente incomprensibile il passo da gambero sulla vicenda (che ci auguriamo, come sempre, si chiuda con la piena assoluzione di tutti gli imputati ma che appare, per quel che ne sappiamo, grave) dell’Amministrazione.

Nella lettera con cui l’avv. Verdicchio accompagnava i documenti da noi richiesti leggiamo che l’arch. Castracane non si era preoccupato di assegnare alla Villanacci «alcun incarico di lavoro specifico» e che era necessario riorganizzazione il Servizio Servizi Sociali. Ci chiediamo (e chiediamo: non era possibile specificare gli incarichi della dipendente presso l’Ufficio demografico (o altro Ufficio del Comune)? Per la riorganizzazione era assolutamente necessario ricorrere ad una figura coinvolta in un delicato procedimento giudiziario? Non sarebbe stato opportuno aspettare la fine di tale procedimento? La data del processo è fissata al 19 aprile. Non si poteva pazientare almeno fino ad allora?