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Benevento – Importante e documentato excursus storico sulla mafia italiana svolto nel pomeriggio di oggi dal Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Federico Cafiero de Raho, ospite della prima sessione formativa del corso “Mafie di ieri e di oggi, in analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione e valorizzazione di una cultura della legalità”. Il corso è organizzato dall’Università degli Studi del Sannio e prevede sei diversi moduli didattici svolti presso la Sala Letture di Palazzo De Simone in piazza Arechi.

Il Procuratore Nazionale non ha certo deluso le attese degli stagisti, dei docenti e dei giornalisti presenti e ha svolto un’ampia disamina a carattere multidisciplinare discutendo, sotto il profilo storico, giuridico, economico, sociologico, della nascita e dell’evoluzione del fenomeno mafioso. I capisaldi dell’analisi di Cafiero de Raho, che si è soffermato in particolare sugli eventi terribili che portarono agli attentati palermitani contro i Giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, hanno riguardato i profondi cambiamenti, anche di natura antropologica, che la “piovra” ha registrato nel corso degli anni e che, peraltro, sono andati di pari passo con l’estensione dell’aggressione territoriale ad altre aree del Paese. Oggi, la mafia non è più un fenomeno essenzialmente localistico, focalizzato nell’isola siciliana, ma ha esteso i propri tentacoli anche nelle aree economicamente più evolute del Paese, accompagnando la conquista di questi nuovi scenari geografici con una mutazione anche dei metodi e delle dinamiche di delinquenza. L’arma del mafioso oggi non è più la lupara, ma lo smartphone perché il campo d’azione è diventata l’intermediazione finanziaria. Il problema dello Stato, nella lotta alla mafia, è quello di aggredire con strumenti e metodi più sofisticati le nuove sfide. Resta da capire quanto l’aggressione generalizzata della criminalità mafiosa possa attecchire anche nelle zone deboli e marginali come ad esempio l’area territoriale interna sannita. E a questo proposito è intervenuto il Procuratore Aggiunto della Repubblica di Benevento, Giovanni Conzo, che ha evidenziato le differenze e le dimensioni di scala dei problemi del contrasto alla criminalità mafiosa che si registra nel Sannio. In sostanza, Conzo ha detto che in questo territorio il contrasto dello Stato è efficace e che la situazione è sotto controllo, ma occorre tenere alta la guardia e attenzione sempre vigile: “Sono qui da 5 anni, il Sannio è un bel territorio. Bisogna preservarlo dalla criminalità e dalle aggressioni dei patrimoni illeciti“.

La sessione è stata moderata da Marcella Vulcano, Presidente Advisora e cultrice della materia. Dopo i saluti introduttivi del Rettore, Gerardo Canfora, è intervenuto nuovamente il Procuratore, Giovanni Conzo, che ha sottolineato come occorra colpire i patrimoni illeciti: “Formare delle classi dirigenti e giovani studenti per prevenire il contrasto a questi reati”.

Conzo inoltre ha evidenziato come esistano numerosi indicatori di ricchezza da poter segnalare: “I cittadini devono segnalare tutte le anomalie che possono notare quotidianamente. Si possono avviare delle indagini patrimoniali e così capire da dove proviene il denaro. Certamente non è facile in quanto le indagini patrimoniali avvengono molti anni dopo che il reato è stato consumato. Ma occorrerebbe iniziare dall’indagine patrimoniale per poi proseguire con l’indagine personale”.

E’ quindi intervenuto Federico Cafiero De Raho che ha detto: “La mafia è cambiata sotto ogni aspetto in questi anni, rendendosi capace di mimetizzarsi avvalendosi del supporto di soggetti economici che dovendo ricorrere al credito parallelo finiscono per entrare in questo circuito pericoloso“. Il Procuratore ha parlato anche del rapporto con la politica: “Deve prendere atto del grave inquinamento del tessuto sociale ed economico. Chi assume la responsabilità politica deve essere il primo baluardo per selezionare anche i soggetti con cui relazionarsi per stringere legami politici. Ci sono numerose frammentazioni di clan che operano però con la stessa modalità d’intervento. Anche il Sannio non è immune dal rischio di infiltrazione mafiosa. Occorrono regole etiche per difendere i cittadini dai pericoli di queste infiltrazioni malavitose”.