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Riceviamo e pubblichiamo una lettera di una mamma residente a San Bartolomeo in Galdo che vive il dramma di un figlio affetto da una patologia e, come se non bastasse, mal supportato dalla sanità locale che rende oneroso e poco agevole il percorso curativo del suo piccolo di nove anni:

“Sono A. F., residente a S.Bartolomeo in Galdo, mamma del piccolo P. F., bambino di nove anni affetto da sordità bilaterale profonda trattata con protesi acustica e impianto cocleare destro, inoltre affetto da ADHD combinato con disturbo oppositivo provocatorio, bambino in cura già da anni con psicofarmaci, da nove anni in terapia riabilitativa senza sosta.

Oggi mi ritrovo con un piano terapeutico praticamente scaduto, senza poterlo rinnovare a causa dell’assenza del neuropsichiatra infantile nel distretto sanitario a cui noi apparteniamo, cioè San Bartolomeo in Galdo. L’ASL a cui noi apparteniamo avrebbe dovuto garantirci una copertura con questa figura professionale continua ed ininterrotta dato che stiamo parlando di bambini, con le relative difficoltà gestionali. E, purtroppo, non siamo gli unici a soffrire questo grande disagio, tante famiglie come la nostra combattono contro l’handicap dei figli con le unghie e con i denti e questa mancanza da parte dell’Asl non e’ assolutamente tollerabile.

Inoltre da anni sono costretta a recarmi all’Asl di Colle Sannita per poter avere l’incartamento per ottenere l’assistenza e la fornitura degli apparecchi acustici che mio figlio porta dalla nascita. L’iter è seguito dal dottore Falco che è l’unico del distretto, perchè non si è ancora riuscito a sostituire il dottore Papa che purtroppo è venuto a mancare lasciando il posto vacante qui a San Bartolomeo in Galdo.

Dovendomi spostare ogni volta per questa esigenza ho parecchie difficoltà e spese che a me non rimborsa nessuno. Inoltre la figura neuropsichiatrica infantile di cui l’Asl locale ci priva è un grande sostegno in questo periodo scolastico molto particolare di ripresa delle attività non facili per bambini come il mio, già esposti ai disagi della pandemia. Mi sento come madre costretta a rivolgermi a chi è in grado di raccogliere la mia richiesta di aiuto, affinché nel breve tempo si riesca a colmare questo vuoto altrimenti mi vedrò costretta a ricorrere ad ogni tipo di azione che valga ad attirare la giusta e legittima attenzione”.