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Benevento – Cambiare per non cambiare mai. L’antico adagio è reso attuale da Dacia Maraini, che la storia d’Italia l’ha scritta libro dopo libro unendo scrupolosamente i puntini che compongono figura della donna dei nostri giorni. La scrittrice ha presentato all’Hotel President la sua ultima opera, “Tre donne. Una storia d’amore e disamore”, dispensando saggezza e distribuendo consigli di vario genere ai presenti, in particolar modo ai tanti studenti di liceo che l’hanno ascoltata con ammirazione. 

L’incontro, voluto fortemente dall’Associazione culturale filosofica “Stregati da Sophia”, si è svolto in un clima di grande empatia e ha visto alternarsi argomenti di attualità alla lettura di alcuni dei passi più significativi del libro. Il tutto accompagnato meravigliosamente dal pianoforte di Rossella Vendemia e dalla voce del soprano Linda Petriccione. Al centro del libro c’è la storia di tre donne – Gesuina, Maria e Lori: una nonna, una madre e una figlia – dei loro differenti caratteri e del loro modo eterogeneo di affrontare le questioni della vita. “Non mi riconosco in nessuna delle tre figure”, ha spiegato l’autrice, “non reputo il libro autobiografico, anche se inevitabilmente qualcosa di mio c’è, ma dispensato qua e là”. 

A fare gli onori di casa sono state la professoressa Carmela D’Aronzo, presidente dell’Associazione “Stregati da Sophia” e l’Assessore all’Istruzione del Comune di Benevento, Rossella Del Prete. Entrambe hanno indicato la presenza di Dacia Maraini come un evento “dall’alto valore simbolico”. Un pensiero che si è tradotto anche nelle parole del comandante dei Carabinieri Alessandro Puel e del Questore Giuseppe Bellassai, intervenuti nell’occasione. A moderare l’incontro è stato invece Eugenio Murrali, giornalista critico letterario e teatrale. 

Dallo scontro generazionale allo scenario mutevole della lingua italiana, passando per le esperienze di vita vissuta, Dacia Maraini ha espresso con schiettezza la sua opinione su alcuni dei temi caldi nella modernità: “Credo che gli scrittori abbiano l’onore di avere tra le mani le chiavi dell’identità di un popolo. L’Italia, ad esempio, è nata dopo Dante. Ma lui, grande scrittore del suo tempo, gettò le basi per far sì che in futuro si sarebbe creata anche un’identità italiana riconducibile alla lingua”.

Per la Maraini, inoltre, le diverse generazioni non vivono un vero confronto: “Magari arrivassero allo scontro, sarebbe molto meglio. Io parlerei più che altro, anche se duramente, di un vero e proprio vuoto. Bisognerebbe guardarsi negli occhi, capirsi, confrontarsi, magari anche discutere, perché è dalle discussioni che nascono le soluzioni. Invece se vado al ristorante e trovo sempre più famiglie che non si parlano, in un clima di grande indifferenza; preferiscono tutti stare al cellulare, attaccati al display, ma non si rendono conto che così la vita scivola via. Anche io sono tecnologica, amo stare al passo coi tempi, ma bisogna trattare la cosa con moderazione”. 

Nel corso della serata Dacia Maraini è stata anche premiata al Liceo Crafa di Cerreto Sannita, i cui studenti hanno realizzato una statua in onore della figura della donna. L’Associazione culturale “Stregati da Sophia” ha poi omaggiato la scrittrice – emozionatasi particolarmente quando ha raccontato la sua esperienza in un campo di concentramento giapponese, durante la Seconda Guerra Mondiale – di una strega, simbolo della città di Benevento. L’incontro – durato circa due ore – si è concluso con una fila interminabile per dediche e autografi ai tanti appassionati lettori. Un compito al quale la Maraini non solo non si è sottratta, ma ha adempiuto con estrema felicità. “Dal mio primo libro è cambiata la vita, il tempo, il mondo. Ma il vero segreto di uno scrittore credo che in fondo sia quello di non cambiare mai. E io in tante cose non mi sento cambiata da allora”, ha detto ai nostri microfoni prima di andare via. Stringendo altre mani e ricevendo ancora applausi.