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C’è un aereo in partenza per Massimo Mariotto. La destinazione è la più ambita di tutte in questo momento, quel Qatar che si sta mostrando al popolo del calcio come il palcoscenico più prestigioso. La Coppa del Mondo è ormai realtà e l’ex direttore sportivo del Benevento (lavorò nel Sannio dal 2008 al 2012) assisterà ad alcune partite della fase a gironi. Dopo le esperienze a Salerno, Monopoli e in Svizzera, è rimasto nel mondo del calcio con un ruolo diverso. Ora si occupa di scouting e mercato con un’agenzia di settore: “Lavoriamo prevalentemente sul continente africano, in un contesto completamente diverso rispetto a quello europeo”, dice mentre sta sistemando la valigia.

Dopo il Qatar le tappe successive saranno il Senegal e il Gambia. Dal momento che i principali campionati della scena saranno fermi, l’occasione può essere propizia per proseguire un lavoro meticoloso. Tuttavia, c’è un torneo che va controcorrente, quella serie B che Mariotto conosce bene. Sesto giocatore per presenze nella storia della Reggina, prossima avversaria del Benevento, ha giocato d’anticipo la sfida in programma al Granillo dopo la sosta: “La Reggina mi ricorda il Benevento dei record, ma con meno qualità. Quando Inzaghi sente la fiducia trasforma le squadre, le compatta e le rende quasi invulnerabili”.
Superpippo può ottenere un’altra promozione?
“Reggio Calabria ha ritrovato un entusiasmo, ritiene Pippi praticamente un Dio. E’ stato molto bravo a tenere tutti uniti e i risultati lo stanno aiutando. E durissima tenere testa alla Reggina”.
Chi temere dei calabresi?
“L’identità del gruppo prima di ogni cosa. Tuttavia, Menez è un giocatore che cambia le partite quando vuole, ma la vera sorpresa è Fabbian dell’Inter che fa gol e ha personalità . Canotto sulla destra ha una velocità straordinaria. Dietro invece c’è Gagliolo che fa la differenza nel dare esperienza e solidità”.
Cosa servirà al Benevento per superare l’esame Granillo?
“Innanzitutto una gara fisica, bisognerà combattere palla su palla con la giusta tenacia. Gli uomini di Inzaghi non mollano. Ho visto che il Benevento recupererà tanti giocatori, questo sarà un fattore importante perché servirà freschezza”.
Sarà una sorta di testacoda, sorpreso?
“Direi di sì. Se me lo avessero prospettato a luglio l’avrei definita una cosa inverosimile. A Reggio è cambiato tutto nel giro di tre giorni. Il passaggio di proprietà, l’arrivo di Inzaghi, un mercato oculato e ora sono lassù”.
A Benevento finora le cose non sono andate come si sperava.
“Possiamo parlare di sorpresa in negativo. Qualcosa è stato sbagliato, a partire dalla questione allenatore. Fabio Caserta è un professionista bravo e onesto, probabilmente non aveva il ‘phisique du role’ per una piazza come Benevento. In quell’ambiente devi avere caratteristiche particolari per allenare e gestire tutto”.
Si riferisce alle critiche?
“L’idillio non è mai scattato, la stagione è iniziata con qualche scetticismo e lui ai primi risultati negativi è stato messo da parte in maniera un po’ ingiusta. Ma a Benevento, negli anni, si è visto anche di peggio”.
E’ arrivato Cannavaro, un nome di grande spicco.
“E’ stato presentato in con una festa cittadina in pieno stile Vigorito, dando il giusto risalto a una figura che ha fatto la storia del calcio mondiale. Però, se i problemi sono di un determinato tipo puoi affidare la panchina anche a un mago, ma continueranno a tormentarti e limitarti”.
Parla degli infortuni?
“Sì, troppi. Cannavaro è stato messo a dura prova. Ha avuto gli uomini contati, si è dovuto adattare gestendo le energie dei pochi a disposizione. Ma la reazione con la Spal è stata da grande squadra, era una partita fondamentale prima della sosta e c’è stata una risposta forte, una prova di orgoglio e carattere”.