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Benevento – “L’edizione partita solo ieri di Città Spettacolo non ha nulla a che vedere con quella del maestro Ugo Gregoretti”.

Il Mastella social non perde tempo e subito dopo la conclusione della prima serata di Città Spettacolo, pizzica gli intellettuali sanniti e rivendica la scelta di cambiare il format di Città Spettacolo che pare tanto avvicinarsi al suo mai dimenticato “Quattro Notti e più”.

Ecco il post completo di Mastella: “Sgombriamo il campo da dubbi e possibili fraintendimenti! Nessuno immaginava un parallelismo tra le edizioni che furono e quella che è, nessuno può allo stesso tempo utilizzare il medesimo parametro di giudizio per poter giudicare le proposte, i cartelloni, gli artisti, il seguito generato. 
Ricordo bene l’epoca di Gregoretti, un artista fuori dagli schemi che non mancò di produrre clamore e attenzioni attorno ad un festival che, col senno di poi è possibile attestarlo, ne aveva un grandissimo bisogno. Un eretico anche nel mondo non certo standardizzato del teatro, che fu scelto con grande lungimiranza dagli amministratori della Democrazia Cristiana anche in evidente antitesi a qualunque appartenenza politica. Esigenze di strutturazione e di lancio della proposta artistica che furono affrontate con intelligenza e risultati incontestabili dal sindaco Pietrantonio e da chi, come me, era nella possibilità di entrare in queste scelte. Dopo quasi 4 decenni, credo non si possa sfuggire al tema che le esigenze sono cambiate. Come ricordato da Orlando si sono già susseguite stagioni diverse del festival. Sono cambiati non solo gli scenari locali, profondamente modificata è la domanda complessiva e necessario è apparso calibrare in maniera diversa l’offerta. 
Io non voglio attardarmi in una disamina delle edizioni degli ultimi anni e delle responsabilità che hanno lasciato in eredità un quadro tutt’altro che esaltante. Non ho intenzione di polemizzare sui numeri e sulle presenze, o continuare a chiedere come sia stato possibile coniugare il festival teatrale con i teatri cittadini chiusi. Mi limito a segnalare come anche in altre realtà, penso innanzitutto a Spoleto, il mancato adeguamento della proposta ha avuto conseguenze esiziali. Da questo assunto deve partire qualunque amministratore e io di qui non mi muovo: tutto può consentirsi Benevento, tranne che sciupare una occasione di promozione culturale. Quindi, non se ne abbiano a male gli intellettuali che avrebbero magari preferito un’altra edizione con 10 spettatori a rappresentazione ma l’edizione in corso è assolutamente diversa. Diverse l’una dall’altra sono state le precedenti 37, quella in corso seguirà altro canovaccio ancora. La direzione di Renato Giordano, tra i direttori artistici che negli ultimi anni sono riusciti ad organizzare a Benevento alcuni degli eventi più partecipati di sempre, non è un azzardo. E’ una scelta consapevole che se riuscirà ad avvicinare la rassegna ai fasti culturali del suo passato e alla riuscita di alcuni format come ‘4Notti e più’, non avrà l’effetto di snaturare ‘Città Spettacolo’ ma di salvarla. 
Lentamente è morta la partecipazione. Un dato accettato quasi con ineluttabilità negli ultimi tempi. Ma chi conosce le dinamiche della comunicazione, degli investimenti nel settore culturale e della spesa pubblica, sa bene che questa è una precondizione che potrebbe avere conseguenze anche definitive. L’ultimo tratto di partecipazione diffusa sembrava essere rimasta la critica al cartellone e agli spettacoli: io ritengo assolutamente salutare l’esercizio della critica ma che sia questa, innanzitutto, popolare. Critichi e giudichi l’intera città ma dopo aver avuto la possibilità di partecipare. Lontano dunque da discussioni becere e dalla solita irriverenza da social network, io sono orgoglioso di aver riaperto il festival alla partecipazione popolare. Saranno poi i beneventani, e non i rappresentanti di una pseudo intellighenzia, a giudicare. Per ora mi conforta una proposta che unisce diverse eccellenze che sanno coniugare prime nazionali con show di ampio impatto. I primi sold out al botteghino possono non essere una sufficiente cartina di tornasole, ma tendo a fidarmi di più di questi dati che dei critici di mestiere”.