Riceviamo e pubblichiamo: Viviamo a Melizzano (BN). Siamo cittadini di Contrada Laura, Contrada Nido e Castagneto. Siamo cittadini sospesi. Viviamo tra le speranze di trovare un filo di acqua quando si rincasa, le riaperture della fornitura idrica prima di andare a lavoro giusto un filo di acqua per farsi una doccia, sospesi nell’attesa di risposte. A Melizzano GESESA sospende l’erogazione a tutte le contrade servite dal serbatoio di S.Alfonso che, a sua volta, si alimenta dall’omonima sorgente, per più di metà giornata, con punte anche di diciotto ore consecutive registrate da questi cittadini sospesi, in balia dei call-center, delle PEC, dei continui messaggi all’amministrazione comunale. Ai solleciti dei cittadini sospesi GESESA comunica la sua verità: chiusure programmate in precise fasce orarie, spiegone tecnico nel quale informa che la sorgente di S.Alfonso in estate riduce drasticamente la sua portata e quindi loro non possono far altro che chiudere l’erogazione dell’acqua dalle 12 o 14 fino alle 06 del giorno dopoper permettere al serbatoio di riempirsi, e poi ancora che c’è un’emergenza idrica su scala nazionale, chemoltimelizzanesi sospesi hanno la cisterna, e la chiusura di tale comunicato con un “elegante” invito all’amministrazione comunaledi controllareperché qualche “furbetto” potrebbe usare questa già esigua risorsa per innaffiare il verde privato o riempire le piscine; questa è la summa di una serie di inesattezzeperché tali sono le comunicazionisugli orari delle chiusure (scrivono che chiudono alle 14 ma l’acqua manca già alle 12 se si è fortunati, perché in alcune zone arriva alle nove e va via alle 10); i controlli da parte di tecnici che hanno registrato una regolare fornitura (quando e presso chi sono stati effettuati tali controlli?). Le cisterne, non tutti ne sono dotati; usare l’acqua per altri fini? Basti controllare i contatori! In queste contrade c’è aria di esasperazione senza considerare che si paga aria per acqua, che per la pressione sulle tubature ci sono rotture degli elettrodomestici, si subiscono danni economici perché costringono a usare gli elettrodomestici nelle fasce orarie più costose e ad usare l’autoclave, tutto questo non è contabilizzato. Obbligano a fare rifornimento con le tanichette in spregio al comune senso civile perché tale è non fornire indicazioni e soluzioni a chi non può permettersi di arrivare all’autobotte perché non ha l’auto o perché ha delle patologie importanti o semplicemente non ha forza per trasportare e sollevare taniche piene di acqua. Come si fa a replicare ad un comunicato che tutto sembra tranne un supporto che possa fornire soluzioni temporanee e migliorare un dialogo logorato e logorante. Quindi questi i melizzanesi cosa devono fare? L’emergenza idrica in queste contrade è ciclica; ogni anno, in estate, i melizzanesi sospesi elemosinano un pò di acqua dove possono, bussando alla porta del sindaco, del consigliere di turno, alla ricerca di risposte, come barcamenarsi. Melizzano è un piccolo gioiello, che non merita questo trattamento, Melizzano dispone di pozzi ben alimentati a via Monna e al Torello per cui potrebbero essere adottate soluzioni definitive come allacci e condutture, tutti progetti che richiedono tempo e soldi ma nel frattempo questi cittadini sospesi attendono risposte coraggiose, azioni tampone che siano proattive, una concreta sinergia tra l’amministrazione e Gesesa che dia indicazioni su come gestire l’emergenza che sia basato su una equa distribuzione del peso che questa emergenza comporta sia in termini economici che pratici; ma i sospesi si arrangino con le tanichette, paghino energia elettrica ogni volta che si usa l’autoclave e gli elettrodomestici in fasce orarie proibitive, si arrangino con le autobotti. E Gesesa? Qual’è la sua parte?
Viviamo a Melizzano e siamo degni di ricevere risposte.
I melizzanesi sospesi