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Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di Giuseppe Iorio: “Attraversare l’asfalto di piazzale Catullo, nero e bollente come un caffè come si deve, proseguire in pieno sole lungo un pratone polveroso disseminato di baracche e bancali di legno; trovare provvisorio refrigerio nel brevissimo tratto ombreggiato da antichi alberi, e avventurarsi a proprio rischio sullo stradone di cemento nella calura stagnante. E ritorno…

Mille metri di junk-space senza riconoscibilità, né suggestione, né anima: un non luogo adibito, per non so quale convenzione stipulata con non so chi, alla distribuzione di birre e cibo commerciale.

Eppure non sarebbe difficile riscattare quegli spazi partendo dal bosco, dall’arena, dal fiume. Basta stipulare accordi assai più stringenti con il privato che gestisce il parco, curarne meticolosamente la pulizia per contrastare disordine e sporcizia; serve tantissimo migliorare l’accessibilità al bosco, con il taglio del sottobosco e l’apertura di nuovi, comodi sentieri, e appare improcrastinabile la piantumazione di tanti nuovi alberi, non solo lungo lo stradone.

Ma serve anche una incisiva caratterizzazione dell’anonima arena per spettacoli, ed è importante che il fiume Sabato torni finalmente a vedersi, oltre la cortina di frasche selvatiche.

Non vogliamo più guardare, come è successo domenica scorsa, le facce deluse di famiglie con bambini venute inutilmente a trovare refrigerio, tranquillità, ordine.