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Telese Terme (Bn) – Si chiude parlando di immigrazione la seconda giornata della Festa de l’Unità del Pd sannita. Sul palco del centro termale di Telese, l’ospite d’eccezione è Marco Minniti, ministro degli Interni del governo Gentiloni.

Tra il dovere di essere solidali con chi scappa da situazioni di guerra e fame e il diritto a organizzare in sicurezza il sistema di accoglienza dei migranti, il dibattito vede protagonisti prima Franco Roberti (Assessore regionale alla Sicurezza e Immigrazione) e poi Mario Morcone (Direttore CIR-Consiglio Italiano Rifugiati). Ma l’attenzione, come evidente, è tutta per l’intervento di Minniti.

“L’immigrazione – esordisce il predecessore di Salvini al Viminale non è un business ma un fenomeno epocale con cui dovremo ancora confrontarci nei prossimi anni. La crescita demografica dell’Africa è impetuosa e l’Europa – dove invece il trend è negativo – non può sfuggire da questo dato e non può non farsi carico, unitariamente, della questione. Anche perché i muri e il filo spinato non fermeranno nessuno: non lo fanno sulla terra ferma figuriamoci nel mezzo del Mar Mediterraneo”.

“L’immigrazione – incalza Minnitinon è una emergenza e non può essere quindi affrontata con politiche emergenziali. È un fenomeno strutturale del pianeta e servono politiche di fondo. L’unica cosa che può fare una democrazia che si rispetti non è promettere di non far arrivare più nessuno, promessa vana, ma governare il processo. Noi lo abbiamo fatto tenendo insieme umanità e sicurezza”.

“I numeri” – prosegue Minniti“sono lì a testimoniare che la nostra politica ha prodotto risultati significativi. Il 31 di maggio, quando ho lasciato la guida del Viminale, gli sbarchi erano diminuiti del 78%. Gli arrivi dalla Libia erano a meno 85%. L’Italia aveva dimostrato all’Europa intera che i flussi si potevano governare. E lo aveva fatto senza chiudere un solo porto, neanche per un’ora. Quanto alle ricollocazioni, a un certo punto questa estate ho visto il governo esultare perché avevano avuto la possibilità di sistemare in Albania venti migranti giunti in Italia. Venti. Noi in sedici mesi ne abbiamo ricollocati 11mila”.

“L’Europa deve fare di più? È vero, senza alcun dubbio – prosegue l’esponente Pd -. Ma se mi fossi limitato a sbattere i pugni sul tavolo, sarei finito come Krusciov a utilizzare le scarpe per il dolore e la situazione sarebbe rimasta identica a quella del 2017. Invece io ho fatto una cosa diversa: sono andato dall’altra parte del Mediterraneo a discutere coi governi dell’Africa settentrionale. Perchè è lì che si affronta la questione, non portando il conflitto in Italia. E così siamo riusciti a diminuire le partenze, creando le condizioni per l’Onu di occuparsi direttamente della Libia, mentre prima dovevano operare da Tunisi”.

Infine, l’ultima stoccata al suo successore, Matteo Salvini. “Chi mi conosce sa che da ministro entravo in ufficio alle 8 per uscire, quando andava bene, alle 9. Confesso di averci pensato anche io a lanciare un tweet, a fare una diretta Facebook, ma poi non ho mai trovato il tempo per farlo”.