Una bancarotta da sedici milioni di euro. È questa la cifra che fa da sfondo alla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pubblico ministero Assunta Tillo Barbato presso la Procura di Benevento nei confronti di sette persone, accusate a vario titolo di bancarotta fraudolenta e riciclaggio.
Secondo l’ipotesi accusatoria, gli indagati – C.A. di Rotondi (difeso dall’avv. Giovanna Coppola), P.A.J. di Montesarchio (difeso dall’avv. Reppucci), P.N. di Montesarchio (difeso dall’avv. Angelo Leone), C.P. di Napoli, G.A. di Mercogliano e G.C. di Avellino (difesi rispettivamente dagli avvocati Luigi Bartolomeo Terzo, Angelo Mastrocola e Paola Forcione) – avrebbero agito in concorso tra loro per svuotare il patrimonio di un importante opificio industriale, con sede in via Malepasso a Montesarchio, attraverso una rete di società appositamente costituite.
Il danno diretto al patrimonio aziendale ammonterebbe a circa 700mila euro, ma il passivo complessivo della società al momento del fallimento raggiunge quota 16 milioni di euro. Un crac che, secondo l’accusa, non sarebbe frutto del caso o della crisi economica, ma di una vera e propria strategia fraudolenta per trasferire risorse e asset, rendendoli irrecuperabili per i creditori.
L’udienza preliminare è stata fissata per settembre 2025. In quella sede, il giudice dovrà stabilire se le prove raccolte siano sufficienti per aprire un processo oppure se archiviare il caso per uno o più imputati.