“Lunedì ho ricevuto un messaggio WhatsApp dalla Presidente provinciale del PD Sannio, Rosa Razzano, con l’invito a rendermi disponibile per un’audizione. Un messaggino, dopo anni di esclusione ed isolamento”. – così il consigliere regionale Mino Mortaruolo in una lettera aperta al Partito Democratico sannita.
“Parto da quello che è stato solo l’ultimo episodio in ordine temporale, quando nel mese di luglio non fui invitato ad intervenire alla Conferenza Programmatica delle aree interne, nonostante io sia l’unico consigliere regionale in carica eletto nella Lista del PD, unico consigliere regionale del Sannio iscritto al Gruppo PD della Regione Campania. Una estromissione calcolata, evidentemente dettata da logiche che poco hanno a che vedere con la politica. Ma il mio isolamento da parte della Federazione Sannita ha origine da molto lontano. E più esattamente dal 2022, quando accettai una candidatura di servizio alle Elezioni Politiche, senza esitazioni e senza calcoli personali, ben sapendo che non sarei mai stato eletto. L’ho fatto perché in politica non ci si deve chiedere cosa si guadagna, bensì cosa si può dare alla propria comunità.
Da quel giorno, non sono più stato considerato dalla Federazione provinciale di Benevento. Solo qualche timido messaggio, senza alcun reale coinvolgimento né da parte del Segretario che dalla sua segreteria: hanno finto che non esistessi, mirando a delegittimarmi come persona e come rappresentante istituzionale democraticamente eletto. Non una convocazione, l’invito ad esprimersi su una questione o a partecipare ad una riunione, un parere chiesto, una sollecitazione ricevuta, l’interessamento circa il mio pensiero sui temi più caldi. Ho dovuto subire, mio malgrado, un metodo che nulla ha a che vedere con la politica come l’ho sempre intesa.
Come se non bastasse, tutto questo è avvenuto nel silenzio più totale e senza una minima spiegazione. Un metodo personalistico, che ha trasformato il PD sannita in un recinto chiuso, dove pochi, sempre di meno, decidono per tutti e il confronto semplicemente non esiste.
Sono stato accusato di essere “deluchiano”, quando tutti nella Federazione Sannita contestavano il lavoro del Presidente De Luca e il suo operato: io ho sempre creduto nel percorso di risanamento avviato in questi dieci anni per recuperare lo stallo e i debiti ereditati dal passato, perché la coerenza non è una debolezza, ma un valore che non si negozia e non si tratta.
Nonostante la conclamata emarginazione, ho continuato a fare il mio dovere, senza sottrarmi al dialogo e all’impegno che sostiene il mio ruolo. Ho dato ascolto a tutti gli amministratori locali del Sannio, iscritti o simpatizzanti del PD, che con me non hanno trovato porte chiuse, tantomeno ripicche o azioni consequenziali.
Ho assunto posizioni che hanno fatto discutere, come il voto in Prima Commissione a favore del terzo mandato, perché sono convinto che la responsabilità amministrativa e la chiarezza delle scelte vengano prima dei tatticismi interni. Ho difeso la sanità sannita, troppo spesso da solo e senza adeguato supporto, sostenendo la programmazione regionale, i sacrifici e gli sforzi compiuti per rimettere in piedi un sistema che per anni era stato schiacciato dai debiti.
Eppure, tutto questo non è bastato a ripristinare anche un banale contraddittorio con la Federazione, anzi. Ha quasi infastidito. Pensavano di indebolirmi, ma una federazione di partito non è il partito. Per fortuna, la comunità democratica non ha mai reciso il rapporto con il sottoscritto.
Tuttavia, mi chiedo: davvero siamo arrivati al punto che una federazione si governa a colpi di WhatsApp? Veramente la federazione provinciale ritiene che un partito possa reggersi sui silenzi e sulle esclusioni? Un partito non può ridursi al gioco di un gruppetto che misura tutto in termini di fedeltà personale e non di impegno collettivo. E lo dico da già Segretario Provinciale, laddove, senza paura di essere smentito, nessuno mai è stato messo da parte.
Nonostante tutto, sono rimasto e resto un Consigliere regionale del Partito Democratico della Campania. Ho collaborato con chi si è alternato in questi anni alla guida del PD campano, con il Commissario Antonio Misiani e continuerò a farlo con chi si assumerà l’onere e l’onore di guidare il partito nei prossimi anni. Ho creduto nella candidatura unitaria di Piero De Luca alla segreteria regionale, perché la considero un atto di responsabilità e maturità politica, capace di evitare divisioni e di concentrare le energie sui reali obiettivi che ci attendono. Avrei voluto apporre la mia firma sotto quella candidatura, ma non mi è stato consentito: un’altra ferita in una storia di continue vessazioni, un altro segno della differenza di impostazione e, soprattutto, di stile, tra chi vuole costruire e chi preferisce dividere.
Resto a disposizione dei cittadini, dei circoli, del popolo democratico sannita, così come sono sempre stato. Non sono e non sarò mai a disposizione di chi riduce il partito a un esercizio di potere personale, ma sarò sempre al fianco di chi crede nel PD come comunità.
Perché la politica o è comunità o è soltanto gestione di potere. Io ho scelto e continuerò a scegliere la comunità.
Per questo, con coerenza – la stessa che mi ha accompagnato in questi anni – confermo il mio sostegno al Presidente Vincenzo De Luca, con cui ho condiviso il lavoro di dieci anni, e al candidato unitario della Segreteria regionale del PD, Piero De Luca, con cui sono certo si aprirà un nuovo capitolo anche per la Federazione Provinciale di Benevento.”